Il cartonato gigante Il segno del serpente ripropone un racconto del 1990 dove il creatore grafico di Tex, Aurelio Galleppini, in gran forma, lavora su testi di Claudio Nizzi per la storia che vede il ranger confrontarsi con una setta alla ricerca della pietra filosofale. Il mio nome è Tex, un cartonato di grande formato classico al contrario dei Tex di formato gigante, a colori e non in bianco e nero, raccoglie invece due storie del 1960 realizzate da Gianluigi Bonelli, sceneggiatore e ideatore del personaggio, con Galleppini, La valle della paura e Il segno del serpente. Una delle due storie ha lo stesso titolo del libro gigante, ma a unirle tutte e tre è la dialettica articolata tra razionalità, superstizione ed evento soprannaturale vero e proprio. Tex è uomo aperto e prima di tutto, come in La valle della paura, davanti a un evento straordinario che crea il panico generale ha un atteggiamento razionale, di cui troverà la spiegazione come un detective. Nelle altre due storie dallo stesso titolo, emerge però il vero soprannaturale che convive ben nascosto tra le pieghe delle tante superstizioni. Per Tex esiste poi un piano della realtà più complesso e segreto, e ne è il paradigma l’infinita saga contro il suo nemico per antonomasia, lo stregone Mefisto. Anche per questo Tex, nonché Aquila della Notte, capo dei navajos della riserva dell’Arizona, non deride mai le superstizioni e le paure ancestrali dei nativi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1591 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati