Sabato 26 febbraio, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Google ha bloccato la raccolta pubblicitaria di alcune testate legate al governo di Putin, come Russia Today. Su YouTube ha cercato di mettere in evidenza video da fonti ritenute affidabili, rimuovendo i contenuti considerati falsi. Il ministro ucraino per la trasformazione digitale aveva contattato YouTube “per bloccare i canali propagandistici russi, come Russia 24, Tass, Ria Novosti”. Per contenere la disinformazione online, anche Facebook ha impedito ai mezzi d’informazione statali russi di guadagnare con le inserzioni, mentre Twitter ha sospeso tutti gli annunci pubblicitari in Ucraina e Russia, per lasciare spazio all’informazione.
Gaia Berruto
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Questo articolo è uscito sul numero 1450 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati