Un tempo la disinformazione era legata a temi precisi, come le teorie complottiste sugli attentati dell’11 settembre 2001 o sull’allunaggio statunitense. Negli ultimi anni invece si sono moltiplicati gli argomenti, rendendo difficile per gli algoritmi capire quali sono i video sospetti. “Pensate alla teoria secondo cui il 5g diffondeva il coronavirus: nel Regno Unito la gente ha bruciato alcune centraline”, spiega il direttore commerciale di YouTube Neal Mohan. “Purtroppo più è nuova la teoria, meno dati abbiamo per insegnare alle macchine a reagire”. Tra gli obiettivi: aumentare le persone che lavorano al tema e creare partnership con esperti e organizzazioni non governative in tutto il mondo.
Gaia Berruto
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Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati