Dovendo restare a casa nelle ore più calde e bere due litri di acqua al giorno, pretendo di avere solo pensieri belli e dunque m’immedesimo nella felicità di Alba Parietti, che invisa a molti e bistrattata da tutti, porta a casa un risultato eccellente con il suo Non sono una signora (Rai 2), programma di travestitismo più volte rimandato per ragioni apparentemente burocratiche. Immagino ora, alla luce dei numeri, la sua soddisfazione. Tra i tanti “mo’ vi faccio vedere io” in bocca ai volti in quota sovranista pronti all’arrembaggio, la rivincita di Alba è cristallina, autentica, e dunque meritatissima. Aldo Grasso la definisce da sempre noiosa e “non finita”, come certe case a cui manca il tetto. C’è del pregiudizio. Se ci lasciamo guidare dal pensiero positivo, vedremo che Alba è un continuo divenire, un personaggio non costituito ma costituente, dove la ricerca del talento vince sull’attitudine oggettiva. Ogni sua conduzione ha l’abito della prima volta, la casella del “via” da cui partire per la carriera promessa. E cosa c’è di più bello per noi spettatori se non assistere a un debutto, specie se perenne? Che sia un talk show politico o sportivo, che sia sola o no, che siano tempi di commedia o di tragedia, Alba è la quintessenza della favola tv. Come la nuova Biancaneve, puoi toglierle nani e principe azzurro, ma l’ostinata, progressista, ambiziosa Alba tornerà sempre a mordere la mela e a rimanere la più bella del reame. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1521 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati