Di recente il piccolo X Musk, quattro anni, ha accompagnato il padre Elon alla Casa Bianca per un incontro con la stampa. Mentre il genitore esponeva i suoi piani galattici, X ha cominciato ad appiccicare caccole sulla scrivania presidenziale e a inveire contro Trump, seduto accanto a lui, con frasi come “non sei il mio presidente, stai zitto”. Noi democratici lo abbiamo subito proclamato leader dell’opposizione, grati per il modo con cui ha umiliato il capo. Poi ci sono venuti a dire che in realtà il miliardario in miniatura non avrebbe proferito quelle parole, ma solo semplici osservazioni. Eppure era credibile: chi, se non un pargolo, ha la patente per fregarsene delle liturgie e dire la verità? Leggenda vuole che in una puntata di Piccoli fans la conduttrice Sandra Milo chiese a un bambino cosa fosse l’amore: “Quello che fa la mamma con lo zio”, rispose il cucciolo, e dalla platea si udì un sonoro schiaffo. Nella consueta galleria di bambini intimoriti, vestiti in giacca e cravatta, di precoci geni del pianoforte e delle scienze naturali, quell’uscita così improvvisa e disarmante apparve come una rivalsa a nome dell’intera categoria, vessata da anni di melensa retorica. Un caso isolato, certo, ma quanta gioia nell’assistere al fanciullo che rompe il giocattolo altrui e spoglia il re. Per un momento ci siamo illusi che X rappresentasse il glorioso ritorno televisivo delle “piccole canaglie”. Non sarà questo il caso, ma stanno arrivando. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1603 di Internazionale, a pagina 104. Compra questo numero | Abbonati