Le persone che sostengono una causa giusta spesso sono convinte di essere una minoranza. Il saggista statunitense Seth Godin lo chiama l’effetto Massie, dal nome di Miranda Massie, che si è occupata del fenomeno e che ha fondato il Climate museum, il primo museo negli Stati Uniti dedicato ai cambiamenti climatici.
Secondo uno studio dell’università di Princeton, pubblicato dalla rivista Nature Communications, le persone tendono a sottostimare quanto gli altri siano favorevoli alle politiche per il clima. Quasi l’80 per cento degli statunitensi pensa sia necessario intervenire per combattere la crisi climatica e al tempo stesso pensa che solo il 37 per cento di tutti gli statunitensi sia d’accordo su questo.
I conservatori sono quelli che sottovalutano di più l’ampiezza del sostegno alle politiche climatiche, ma anche i progressisti ritengono che solo una minoranza di americani sia favorevole ad azioni per il clima.
L’errata percezione attraversa gli orientamenti politici ed è prevalente in tutti i gruppi demografici, analizzati in base alla comunità di appartenenza, alle abitudini informative e alle zone di residenza.
Il fenomeno è problematico per varie ragioni, spiegano i ricercatori. In particolare perché si tende ad adeguarsi a quello che si ritiene essere il pensiero dominante, e questo può soffocare ogni dibattito pubblico. Le persone potrebbero anche pensare che le politiche per il clima non sono approvate perché sono impopolari, minando così la fiducia di cui c’è invece bisogno per agire concretamente.
Paradossalmente, spiegano i ricercatori, “passare molto tempo a cercare di convincere chi si oppone a ogni intervento sul clima può far ritenere che ci siano più persone che la pensano così di quante sono in realtà”.
Un modo per combattere l’effetto Massie è manifestare le proprie opinioni, e parlarne tra amici, parenti o conoscenti “per aiutare a rendere visibile l’invisibile”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1496 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati