Capita raramente che arrivino così tante email per un singolo articolo. Per la storia di Zerocalcare, uscita venerdì online su Internazionale e questa settimana sulla carta, ne abbiamo ricevute quasi trecento. Una piccola selezione occupa l’intera pagina delle lettere. Con la sua storia Zerocalcare sembra aver toccato dei tasti sensibili e ha dato voce a quello che molte persone pensano. “‘Corto circuito’ conferma perché Zerocalcare continua a essere la voce di tutti coloro che rifiutano il pensiero che il mondo si possa ridurre a delle polarizzazioni. Siamo in tanti, spesso non scriviamo sui social, ma lavoriamo tutti i giorni affinché la nostra profonda indignazione non affondi le radici nell’odio”. Molti, tra i lettori e le lettrici che hanno scritto, condividono la difficoltà di essere costretti a prendere posizioni estreme, di essere schiacciati da un dibattito pubblico che sembra non lasciare spazio alla possibilità di approfondire. “Ho vissuto e lavorato per più di dieci anni nei territori palestinesi, seguo e subisco con sgomento i fatti e l’incapacità, più o meno involontaria, di raccontarli e analizzarli nelle loro complessità e contraddizioni”. C’è poi l’apprezzamento per aver preso posizione in modo chiaro e deciso su una questione complessa, senza per questo rinunciare alle sfumature. “Era, è, difficilissimo esprimersi in questo momento su questo tema: tutto viene strumentalizzato senza ritegno né rispetto per la tragicità delle circostanze”. Infine, in diverse lettere c’è il tentativo di allargare lo sguardo per riflessioni più generali. “Questo è un mondo che non mi appartiene, dove la recente promessa che ne saremmo usciti tutti migliori è stata sconfessata nel modo più brutale, e i politici usano gli odii, i contrasti, le guerre tra i poveri, i morti per strada e nelle loro case, nelle scuole, negli ospedali, per fare propaganda e radicalizzare ancora di più”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1537 di Internazionale, a pagina 9. Compra questo numero | Abbonati