In un libro di tanti anni fa il filosofo politico Michael Walzer scrisse che la storia della fuga degli ebrei dall’Egitto raccontata nel Libro dell’esodo, era stata il modello per tutte le rivoluzioni. Con un gioco di parole rivelatore Jan Assmann, egittologo e storico dei processi culturali, afferma ora che quello stesso testo è all’origine di tutte le epifanie, cioè dei momenti in cui dio si è manifestato ai suoi fedeli (nell’ebraismo una volta per tutte, nel cristianesimo e nell’islam in occasioni successive). Già con _Mosè l’egizio _(Adelphi 2020) Assmann aveva cominciato a ragionare su questo cambiamento, riprendendo in parte la tesi freudiana di un’origine egiziana del monoteismo mosaico. In questo lavoro, facendo tesoro delle discussioni suscitate allora e già elaborate in _La distinzione mosaica _(Adelphi 2011), torna all’esodo, identificandone il nucleo più rivoluzionario nell’apparizione di dio e nel patto di fedeltà stretto con il suo popolo. L’evento – al di là della sua storicità – costituì una trasformazione profonda rispetto alle società che, come l’Egitto, guardavano al passato e alle storie degli dei, in cui la legittimità della legge era affidata ai re e allo stato. L’idea di un contratto stretto tra dio e il popolo senza intermediari generò nei tempi a venire quella di una separazione tra legge umana e divina, e più in generale tra diritto e morale. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati