Benché ancora oggi, quando si studia la letteratura, si tendano ad adottare puniti di vista nazionali (letteratura italiana, inglese, indiana eccetera) l’attenzione per una prospettiva mondiale si è fatta sempre più forte, anche in conseguenza di un generale processo di globalizzazione. A dare un contributo importante a questa trasformazione è stato questo libro, pubblicato venticinque anni fa in Francia, tradotto in una decina di lingue a cui ora si aggiunge l’italiano. Scritto da una critica allieva del sociologo Pierre Bourdieu, che aveva proposto lo studio del “campo letterario”, cioè dello spazio occupato dagli scrittori e delle dinamiche che lo caratterizzano, racconta lo sviluppo della letteratura dal settecento al novecento come un sistema caratterizzato da alcune tendenze condivise: la rivendicazione da parte degli autori di un’autonomia della loro opera rispetto alle sfere del mercato e della politica; l’egemonia dell’Europa, in particolare della Francia e di Parigi, nello stabilire gusti, tendenze, norme; le diversissime modalità da parte di romanzieri e poeti del resto del mondo a confrontarsi con questa egemonia recependola, traducendola, adattandola e trasformandola. Leggendo diari e autobiografie degli scrittori, Casanova rivela i conflitti che stanno dietro le scelte letterarie e racconta le rivoluzioni che nel corso del tempo hanno cambiato le regole del gioco. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1529 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati