Le vacanze portano con sé il tempo per ricordare Giovanna Marini, morta l’8 maggio scorso, grande autrice, interprete e traghettatrice di una parte importante e poco ricordata della musica italiana, quella che dal folk revival degli anni sessanta portò da un lato alla canzone politica, dall’altro alla ricerca etnomusicale dei decenni successivi. Nell’attesa di una biografia, si può leggere l’intervista online piena di materiali sonori che le fece Chiara Ferrari (e leggibile online sul sito patriaindipendente.it). A un episodio fondante della lunga carriera di Marini è invece dedicato questo libro documentato che traccia la storia della canzone partigiana più famosa del mondo, dello spettacolo che la rilanciò durante il festival dei due mondi di Spoleto del 1964 (a cui partecipò anche Giovanna Marini) e del fortunato disco che ne è stato tratto. Attraverso fonti scritte e orali l’etnomusicologo Jacopo Tomatis, già autore di una robusta Storia della canzone italiana, ricostruisce come i canti popolari italiani assunsero un senso politico nuovo grazie al progetto del Nuovo Canzoniere Italiano fondato da Roberto Leydi e Gianni Bosio. La complessa vicenda di Bella ciao – titolo-chiave di quel progetto – dimostra la scarsa utilità conoscitiva di tracciare una rigida separazione tra la musica popolare “autentica”, quella “pop” commerciale e quella “colta”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1573 di Internazionale, a pagina 81. Compra questo numero | Abbonati