Il Mediterraneo è uno dei luoghi del mondo in cui le trasformazioni ambientali stanno avvenendo in modo più evidente. Lo sanno bene i climatologi che registrano l’aumento delle temperature dell’aria e dell’acqua, i botanici e gli zoologi che contano le specie aliene, ma lo sperimentano anche i pescatori che cercano di vivere in questo mare ricchissimo e fragile. Stefano Liberti, giornalista investigativo che da qualche anno sta seguendo i cambiamenti climatici e le loro conseguenze sulla nostra vita quotidiana, li ha incontrati in otto luoghi chiave della trasformazione, tra cui le isole Kerkennah, straordinario vivaio di specie oggi profondamente in crisi; Cipro, dove pesci scorpione e pesci palla maculati arrivati dal canale di Suez occupano le barche e i frigoriferi dei pescatori; il Delta del Po, dove le vongole, portate qui dalle Filippine e diventate un prodotto locale prestigioso, sono vittime del granchio blu; e infine il Mar Menor, la laguna che nel 2016 ha collassato a causa di un’alga invasiva. Senza cedere alle semplificazioni, Liberti racconta le cause complesse di questi cambiamenti, in cui il clima s’incrocia con lo sviluppo ipertrofico della pesca e del commercio, e fa sentire le voci di chi si trova in prima fila davanti a evoluzioni che ci riguardano tutti: chi lancia l’allarme, come chi con tenacia attraverso le difficoltà cerca e trova delle soluzioni. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati