Questa settimana è morta Licia Rognini, vedova di Pino Pinelli, il ferroviere anarchico morto nel corso di un interrogatorio relativo alla strage di piazza Fontana di cui era stato accusato nel quadro di un depistaggio. Questo importante libro-conversazione, frutto di un’intervista del 1981, parte da quella morte cruciale per la storia italiana dei decenni successivi, dalle sensazioni che l’intervistata provò quando ricevette la notizia e torna indietro, all’incontro con Pinelli durante un corso di esperanto, al matrimonio, al lavoro duro negli anni della ricostruzione e alla militanza anarchica, cominciata già nella resistenza. Con parole lucide e sincere Licia Pinelli ricostruisce dal suo punto di vista, situato nell’occhio del ciclone, il testardo accumularsi di argomenti allestiti per nascondere la responsabilità dello stato nell’inizio della strategia della tensione, la sorpresa di scoprire l’inaffidabilità di polizia e magistratura, la lunga e faticosa ricerca di giustizia costretta a scontrarsi con continue frustrazioni. Insieme a tutto questo, le pagine lasciano emergere anche il clima che si respirava in Italia in una parte della società non ricca, ma acculturata e attiva, negli anni precedenti e successivi al boom economico. Completa il testo un’aggiunta sull’incontro di Pinelli con la vedova del commissario Calabresi organizzato da Napolitano nel 2009. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati