Molte persone, molti bambini, vivono in condizioni abominevoli. Soffrono per la fame, il freddo, le malattie. Dormono male su brandine scomode o direttamente sulla nuda terra. Hanno paura di essere uccisi o feriti. Di perdere la capacità di vedere il mondo o sentire gli uccelli. Si vive in un perenne stato di separazione dalla normalità. E in questo non vivere si sognano le cose quando andavano meglio e si poteva ancora sognare. Questa sofferenza che serpeggia nel nostro mondo è il tema della penna magica di Neil Gaiman, che insieme a tredici artisti ha creato un piccolo albo illustrato pieno di luce e che si chiede cosa serva davvero per stare al caldo. Tra le pagine spuntano caminetti, calzini, gatti, morbide muffole di lana, trapunte piumate, ma anche parole gentili, patate arrosto, tazze colme di cioccolata fumante, sciarpe, cappotti, maglioni, zuppe, punch, un bricco che bolle, un sorriso. Il pensiero corre ai bambini palestinesi nelle tende al confine di Rafah o ai piccoli afgani ai confini dell’Europa. Si pensa ai senzatetto che vagano nelle nostre metropoli egoiste. Il pensiero corre a un’anziana che non riesce a pagare la bolletta della luce. Un albo che parla della necessità di calore che spesso manca. E di diritti sempre più violati. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati