David Diop è una delle voci afroeuropee più interessanti del nostro panorama continentale. Vincitore del Booker prize international, per Fratelli d’anima, romanzo che ripercorre l’esperienza dei soldati coloniali senegalesi durante la prima guerra mondiale, ha una penna che sa sempre come raggiungere la profondità delle parole. In Il paese di Sogno David Diop riesce a superarsi creando una favola tutta contemporanea, che nasconde anche il suo scopo didattico. L’intento pedagogico, va detto, non è solo fine a se stesso, ma si accompagna a una lingua poetica, che segue il moto perpetuo delle onde del mare e della protagonista Sogno. Incontriamo quindi Sogno, una bambina bellissima la cui bellezza è occultata, che lotta per la sopravvivenza. Vive in una discarica che ne nasconde i talenti e la bellezza. La bambina per emergere deve fuggire di lì, volare lontano. Non ha ali, ma piedi. E non ha famiglia. I suoi genitori sono morti e molti adulti non sono certo buoni con lei. Deve stare attenta. Ma Sogno ha la penna del suo creatore a sostenerla e a ogni giravolta David Diop le fa superare tutti gli ostacoli. Pure quel mare molesto che ruggisce dietro di lei. Lo scrittore sa che dietro ogni onda c’è una speranza. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati