Il forum della Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec), che dal 10 al 16 novembre ha riunito i leader di 21 economie a Lima, in Perù, è stato messo in ombra dall’inaugurazione del megaporto di Chancay. La cerimonia virtuale è stata condotta dalla presidente peruviana Dina Boluarte e dal leader cinese Xi Jinping, che ha visitato il paese per la seconda volta. L’evento ha confermato la rilevanza della Cina nell’economia peruviana e ha reso evidente che per il Perù il tempo stringe: bisogna individuare e proporre soluzioni alle molte sfide presentate dai crescenti investimenti cinesi nel paese.
Pochi giorni prima dell’inaugurazione l’azienda responsabile al 60 per cento del porto di Chancay, la cinese Cosco shipping, ha deciso di non riconoscere le competenze dell’organismo di supervisione degli investimenti in infrastrutture di trasporto a uso pubblico (Ositran), l’ente statale che si occupa delle infrastrutture. Una scelta che, come OjoPúblico ha denunciato in vari articoli, ha innescato un nuovo contenzioso.
L’influenza cinese in Perù non è una novità. Secondo il centro di studi sulla Cina e l’Asia-Pacifico, tra il 2000 e il 2022 gli investimenti del gigante asiatico nel paese sono stati pari a circa trenta miliardi di dollari. Spiccano gli investimenti nel settore minerario, attraverso aziende come la Shougang e la Mmg, e nel settore energetico, con l’acquisto delle Luz del Sur e dell’Enel. Nel settore marittimo ora c’è il porto di Chancay.
Dalla metà dello scorso decennio la Cina è il principale partner commerciale del Perù, che tra gennaio e settembre di quest’anno ha esportato nel paese asiatico merci per quasi 19 miliardi di dollari, quasi l’11 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2023. Su base annua, questi flussi in uscita rappresentano il 32 per cento delle esportazioni peruviane e riguardano soprattutto rame, ferro e farina di pesce.
Paolo Sosa-Villagarcia, politologo e ricercatore dell’Istituto di studi peruviani, dice che “la Cina non è interessata alle condizioni di produzione e politiche, o al fatto che ci sia o meno libertà”.
L’esperto di relazioni internazionali Farid Kahhat osserva che il Perù deve occuparsi della sua sovranità e della sua sicurezza. La legge cinese obbliga tutte le aziende con sede nel paese a collaborare con la sua intelligence. “Lo stato peruviano deve proteggere la sua sovranità e controllare le irregolarità di qualsiasi azienda straniera”, spiega Kahhat.
Contemporaneamente al vertice Apec, quaranta organizzazioni civili hanno promosso un forum alternativo. “Vogliamo che lo sviluppo del paese avvenga nel rispetto dei diritti umani e della terra. Abbiamo bisogno di progetti con una prospettiva intergenerazionale e interculturale. Chiediamo il rispetto della sovranità nazionale”, ha detto Lourdes Huanca, presidente della federazione nazionale delle donne contadine, native e lavoratrici dipendenti del Perù.
Vantaggi per il Brasile
“La Cina svolge un ruolo importante nella crescita della nostra economia”, ha detto Boluarte nel suo discorso per l’inaugurazione del porto di Chancay il 14 novembre.
La presidente ha ricordato che nel 2013 i due paesi hanno stretto un accordo strategico che ha incrementato le relazioni nei settori del commercio, della tecnologia, delle infrastrutture e dell’innovazione. Durante la visita del leader cinese è stata firmata una dichiarazione per ampliare questo accordo ed è stato messo a punto un protocollo formato da dodici capitoli. Alcuni capitoli sono stati solo aggiornati, quelli nuovi sono legati alla concorrenza, al commercio di materiale elettronico, alla catena di approvvigionamento globale, alla cooperazione e all’ambiente.
Boluarte e Xi, inoltre, hanno anche firmato più di venti accordi per condividere informazioni tecniche sugli investimenti minerari, la mobilità elettrica, lo sviluppo urbano e l’istruzione.
Secondo Carlos Aquino Rodríguez, ricercatore e professore all’Universidad nacional mayor de San Marcos, il Brasile trarrà i maggiori benefici dal porto di Chancay, dato che più della metà degli acquisti cinesi in America Latina (per una cifra superiore ai 120 miliardi di dollari) viene da lì.
Per muovere le sue esportazioni, il Brasile ha puntato su soluzioni che oggi sono problematiche: nel canale di Panamá il basso livello delle acque ostacola il passaggio delle navi mentre il conflitto in Medio Oriente ha causato attacchi alle navi nel canale di Suez. Il porto di Chancay potrebbe essere una soluzione. Il Perù sarebbe la “porta d’accesso” del gigante asiatico per i partner commerciali più importanti. “Sta a noi decidere se continuare a essere solo la porta d’accesso o diventare qualcosa di più. In futuro potremmo lavorare direttamente i nostri minerali e venderli alla Cina o in qualsiasi altra parte dell’Asia”, dice Rodríguez.
Tempi ridotti
Con il megaporto di Chancay i tempi del trasporto marittimo tra il Perù e la Cina saranno di 23 giorni (oggi ne occorrono tra i 35 e i 40) e i costi logistici diminuiranno del 20 per cento. Nel 2022 le autorità stimavano che l’opera avrebbe creato circa 7.500 posti di lavoro tra produzione e indotto. Ma il porto, che punta a diventare un hub regionale, funzionerà con gru automatizzate e veicoli senza conducenti.
Il politologo Villagarcia sottolinea la mancanza di lungimiranza da parte del governo, considerando che nel paese le economie legate alle attività criminali si stanno consolidando. “L’esecutivo non ha un piano per contenere i potenziali risvolti criminali del progetto”, ha detto riferendosi alle estorsioni e alle infiltrazioni di gruppi illegali che vogliono muovere capitali. ◆ fr
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Questo articolo è uscito sul numero 1590 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati