Quando nel 2022 Wu Cunsong e Chen Binghui hanno fondato la loro startup d’intelligenza artificiale (ia) a Hangzhou, in Cina, hanno subito incontrato ostacoli, tra cui la scarsità di finanziamenti. Così a marzo 2024 hanno fatto come decine di altre aziende del settore e hanno trasferito la Tabcut a 3.500 chilometri di distanza, a Singapore. Qui hanno un accesso più facile agli investitori e ai clienti di tutto il mondo, in un momento in cui molte aziende si tengono lontane dalla Cina.

Un fattore altrettanto fondamentale per un’azienda d’ia è la possibilità di comprare tecnologie all’avanguardia, cosa impossibile in Cina a causa dei controlli statunitensi sulle esportazioni. Singapore sta emergendo come una delle destinazioni preferite dalle startup cinesi d’ia che vogliono diventare globali. Avere una base qui significa allontanarsi dalle origini cinesi, una mossa spesso definita Singapore-washing. L’obiettivo è ridurre il controllo dei clienti e delle autorità di paesi considerati nemici della Cina, come gli Stati Uniti. La strategia non sempre funziona: la ByteDance ha spostato la sede di TikTok a Singapore, ma il popolare social network è stato comunque colpito dalla legge statunitense. Anche il colosso della moda Shein si è trasferito a Singapore, ma ha dovuto affrontare forti critiche e ora punta su Londra.

Per le startup d’ia, tuttavia, la posta in gioco è più alta. Queste aziende accumulano grandi quantità di dati e hanno bisogno di processori avanzati per addestrare i loro sistemi. Gli Stati Uniti hanno bloccato le vendite alla Cina dei chip più sofisticati e di altre tecnologie per evitare che siano usati per scopi militari.

Pechino ha adottato una politica rigorosa nei confronti dei contenuti generati dall’ia, cercando di garantire che rispettino le direttive del partito comunista. Un anno fa ha chiesto alle aziende di registrare i loro algoritmi presso il governo prima di lanciare servizi rivolti ai consumatori. Questo significa che gli sviluppatori “non potranno sperimentare in libertà se si trovano in Cina”, ha dichiarato un dirigente dell’azienda di consulenza Linkloud, che ha chiesto di essere identificato solo come Adam. Secondo Adam, il 70-80 per cento delle startup cinesi che operano nel settore del software e dell’ia si rivolge a clienti di tutto il mondo, e molte scelgono ora di spostarsi all’estero.

Le normative di Singapore in materia d’ia sono meno severe. Inoltre il paese è noto per la facilità con cui permette di avviare un’impresa. Grazie a una vivace rete di multinazionali, la città può fare da ponte verso il mondo, ha dichiarato Chan Ih-Ming, vicepresidente del Singapore economic development board. Alla fine del 2023 Singapore ospitava più di 1.100 startup d’ia.

Con regole certe

Già nel 2019 Jianfeng Lu si è trasferito nella città stato da Nanchino per fondare la sua startup Wiz Holdings. Con il sostegno dei fondi Tiger Global, Ggv Capital e Hillhouse Capital, ha costruito da zero il suo software per il riconoscimento vocale e ha venduto bot per il servizio clienti in America Latina, nel sudest asiatico e in Nordafrica. Ha scelto di non vendere in Cina, una mossa giudicata previdente. Ora è una guida per i suoi connazionali , che si rivolgono a lui per avere consigli. Una chat online gestita da Lu e rivolta agli imprenditori cinesi che desiderano spostarsi a Singapore ha 425 membri. “Se si punta a diventare una startup globale, è meglio esserlo fin dall’inizio”, ha detto Lu. “Qui i sistemi funzionano in base a regole certe”.

Nel frattempo la raccolta di fondi in Cina è diventata più difficile a causa del rallentamento dell’economia e delle crescenti tensioni con gli Stati Uniti, che stanno spingendo le aziende di venture capital a ridurre la loro attività nel paese. Alla Tabcut di Wu e Chen i finanziatori cinesi hanno continuato a chiedere per mesi dettagli operativi prima di fare anche solo una telefonata. L’azienda ha finito per affidarsi alla Kamet Capital, con sede a Singapore, da cui nel 2023 ha raccolto 5,6 milioni di dollari. E a marzo 2024 ha lanciato una versione beta del suo programma per generare video per gli utenti globali. La Climind, una startup che costruisce modelli linguistici di grandi dimensioni e strumenti d’ia per i settori ambientale, sociale e gestionale, si trasferirà nelle prossime settimane da Hong Kong a Singapore, dove già risiede il suo cofondatore e direttore tecnologico Qian Yiming.

Oltre all’affinità culturale e linguistica, ha spiegato Qian, a Singapore il governo offre sostegno finanziario e tecnico. La sua azienda ha ricevuto finanziamenti pubblici, ma nel paese abbondano anche gli investitori privati. “L’accesso ai mercati globali è facile, l’ambiente è sereno e la politica è stabile”, ha aggiunto.

A giugno Singapore è stata nominata il secondo miglior snodo d’ia a livello globale. È la seconda città al mondo per numero di posti di lavoro disponibili nel settore, con uno stipendio medio di 158mila dollari all’anno. In testa alla classifica c’è Zurigo, dove si guadagnano 182mila dollari.

Crediti agevolati

Certo, alcune aziende cinesi d’ia hanno ottenuto i loro primi successi nel mercato nazionale e sono rimaste lì. La Cina stessa sta spingendo affinché le startup d’ia, robotica e altre tecnologie avanzate alla fine si quotino nelle borse locali. Pechino sostiene le più promettenti assicurando capitali, crediti agevolati e incentivi fiscali. Queste aziende tuttavia faranno fatica a espandersi a livello globale, perché i loro servizi sono di solito adattati al pubblico e alle leggi cinesi: più si ha successo in Cina più è difficile espandersi all’estero, ha spiegato Yiu-Ting Tsoi, fondatore della Hb Ventures, che investe in startup tecnologiche.

È un’inversione di tendenza rispetto a una decina d’anni fa, quando i colossi tecnologici cinesi come Alibaba e Didi si espandevano in modo aggressivo all’estero, accumulando clienti per le loro applicazioni. Ora l’aggravarsi delle tensioni geopolitiche fa sì che le giovani aziende cinesi d’ia debbano decidere se cercare di crescere in Cina, secondo le sue regole, o all’estero. Fare entrambe le cose è impossibile. “Spuntano sempre nuovi regolamenti e orientarsi è complicato”, ha detto Karen Wang, amministratrice delegata della Climind. “Scegliere Singapore è sensato in termini commerciali, di pubbliche relazioni, di norma”. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1573 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati