Silvio Berlusconi è morto il 12 giugno 2023 all’ospedale San Raffaele di Milano. Aveva 86 anni. Imprenditore spregiudicato e capace di rivoluzionare la televisione italiana, Berlusconi ha usato le sue tv private per lanciare la propria carriera politica, diventando il presidente del consiglio più discusso e indagato del paese. Venticinque anni della storia italiana sono stati profondamente segnati dalla sua influenza culturale e politica, oltre che dai tanti scandali che lo hanno coinvolto. La causa della morte non è stata ancora comunicata, ma Berlusconi era stato ricoverato per sottoporsi a una serie di terapie. Soffriva di leucemia e altri disturbi.
Per gli italiani Berlusconi è stato una fonte d’intrattenimento costante, sia comico sia tragico, finché lo hanno cacciato dal palcoscenico tra i fischi. Lui ha cercato in ogni modo di tornarci. Per gli economisti è stato l’uomo che ha contribuito a radere al suolo l’economia italiana. Per i politologi ha realizzato un esperimento originale sull’influenza della tv sugli elettori. Per i giornalisti è stato una miniera inesauribile di pettegolezzi, gaffe, insulti e avventure sessuali.
Fin da ragazzo, quando cantava sulle navi da crociera, è stato un oratore di talento e un uomo di spettacolo. Nel 1994 è diventato per la prima volta presidente del consiglio, sull’onda degli scandali di corruzione che avevano smantellato il sistema di potere dell’Italia del dopoguerra e messo fuori gioco il leader socialista Bettino Craxi, in quel momento il principale referente politico di Berlusconi. A quel punto l’imprenditore ha annunciato la sua “discesa in campo”, promettendo di gestire il paese come un’azienda: secondo i suoi sostenitori un sacrificio altruista per salvare il paese, secondo gli avversari un cinico tentativo di proteggere i suoi interessi finanziari e assicurarsi l’immunità dalle inchieste giudiziarie.
Quella prima esperienza alla guida del paese si è conclusa nel 1995, ma nel 2001 gli elettori, dopo averlo visto firmare in tv un “contratto con gli italiani”, lo hanno sostenuto in massa, dandogli la più ampia maggioranza parlamentare del dopoguerra. Il suo governo, sostenuto da una coalizione di centrodestra, è durato più di qualsiasi altro nella storia repubblicana. Nel 2005 Berlusconi si è dimesso dopo una crisi di governo, ha ottenuto un nuovo incarico dal presidente della repubblica e ne ha approfittato per cambiare la legge elettorale in modo da avere più probabilità di vincere le elezioni del 2006. Ha perso per pochi voti, ma è rimasto al centro della vita politica italiana, fino a tornare al governo nel 2008.
Quell’ennesimo trionfo ha demoralizzato un’intera generazione di elettori di sinistra. Gli oppositori erano ossessionati e infastiditi da un uomo politico che sembrava indistruttibile, nonostante una serie infinita di passi falsi sulla scena internazionale, promesse non mantenute e decisioni che avevano danneggiato l’economia del paese. I politici di sinistra e i magistrati, che secondo Berlusconi erano politicizzati, lo osservavano impotenti mentre lui usava ogni cavillo legale per evitare le sentenze, nonostante una condanna per falso in bilancio e una serie di processi per corruzione di magistrati e finanziamento illecito ai partiti.
I suoi governi hanno dedicato un’enorme quantità di tempo ed energie ad approvare leggi pensate per proteggerlo dai processi per corruzione. Una di queste leggi è servita ad aggirare la sentenza che lo avrebbe obbligato a cedere una delle sue reti televisive, mentre altre hanno declassato il reato di falso in bilancio e dimezzato i termini per la prescrizione, neutralizzando diversi processi che riguardavano le sue attività imprenditoriali. Berlusconi aveva già l’immunità parlamentare, ma nel 2003 il suo governo si è spinto oltre, approvando una legge che gli garantiva l’immunità totale (il cosiddetto lodo Schifani) fino a quando fosse rimasto in carica, sospendendo di fatto i processi per corruzione. Alcuni di quei provvedimenti sono stati dichiarati incostituzionali, e nel 2009 la corte costituzionale si è espressa contro il lodo Schifani.
Le proteste delle donne
Ai processi per corruzione si è poi aggiunto quello in cui Berlusconi era accusato di aver pagato per avere rapporti sessuali con Karima el Mahroug (detta Ruby Rubacuori), una ragazza minorenne. In quel caso è stato assolto, ma la vicenda ha inevitabilmente attirato l’attenzione della stampa di tutto il mondo. Lo stesso vale per le rivelazioni secondo cui Berlusconi organizzava feste – chiamate “bunga bunga” – in cui si faceva sesso con donne scelte dal conduttore del notiziario di uno dei suoi canali e da una ex igienista dentale, consigliera regionale in Lombardia. Berlusconi ha sempre sostenuto che si trattava solo di “cene eleganti”.
Quelle vicende hanno alimentato le proteste delle donne e hanno provocato un intervento della chiesa cattolica, un’istituzione molto influente nella vita politica italiana, che fino a quel momento aveva chiuso un occhio sugli eccessi del presidente del consiglio. Ma, alla fine, a cacciare Berlusconi non sono stati il risveglio morale dell’Italia o l’indignazione per le sue avventure extraconiugali. Ci ha pensato la crisi del debito in Europa: i leader politici del continente e i creditori pensavano che Berlusconi non fosse in grado di guidare il paese fuori dalla tempesta economica. Quando nel 2011 si è dimesso da capo del governo, in un contesto segnato dalla spaccatura della coalizione di centrodestra e da un malessere generale in tutto il paese, il danno era ormai fatto. Molti commentatori lo incolpavano di aver distrutto la reputazione e l’economia dell’Italia, e vedevano il suo periodo al governo come un decennio perso da cui il paese avrebbe faticato a riprendersi.
Nel corso degli anni ha rafforzato i legami dell’Italia con la Russia e la Turchia
In realtà, Berlusconi è stato qualcosa di più della somma dei mandati da presidente del consiglio e delle politiche portate avanti dagli alleati che si è scelto. La sua personalità sopra le righe, la sua capacità di piegare le regole a proprio vantaggio e il suo stile provocatorio, passati alla storia come “berlusconismo”, lo hanno reso il politico italiano più influente dai tempi di Benito Mussolini. Berlusconi ha trasformato il suo paese e ha creato un nuovo modello di leader politico. Sono in molti ad averlo imitato, a cominciare da Donald Trump negli Stati Uniti.
Berlusconi ha usato il suo impero editoriale per manipolare la politica italiana e dominarla per più di vent’anni. In un paese in cui le dinamiche politiche seguivano tradizionalmente le divisioni ideologiche, Berlusconi ha trasformato un film in bianco e nero in un programma televisivo dai colori sgargianti, in cui lui era l’indiscusso mattatore.
Amici di estrema destra
È difficile descrivere il suo impatto sulla cultura italiana. Con il suo atteggiamento – clownesco ma subdolo, ottimista ma cinico, populista dai modi semplici ma anche fortemente snob – Berlusconi è stato la crepa lungo cui si è spaccata l’Italia. Le sue campagne elettorali pensate per le famiglie sono state spesso sostenute dal Vaticano. La sua fede nello spirito imprenditoriale era incrollabile. Ma a tutto questo si accompagnava uno sfacciato edonismo che venerava ricchezza, bellezza e vigore giovanile. Da questo calderone è emersa una nuova immagine del playboy che ha saputo conquistare l’immaginazione e le aspirazioni di milioni di italiani.
La capacità di Berlusconi di sintetizzare la politica (“banalizzare”, secondo gli avversari) usando messaggi accattivanti ed elenchi puntati oggi è imitata anche da chi dice di disprezzarlo. Il suo stile da salvatore della patria (“Meno male che Silvio c’è”, come diceva un inno di Forza Italia) fa proseliti ancora oggi. Nel mondo di Berlusconi chiunque si sentisse offeso dalla sua esuberanza, dalle sue battute sessiste, dal suo conflitto di interessi o dalla sua avversione nei confronti del fisco (una volta ha detto che non pagare le tasse “è moralmente accettabile”) era un noioso ipocrita di sinistra o un comunista nemico della libertà.
Berlusconi era bravissimo a rifugiarsi nel vittimismo ogni volta che qualcuno criticava le sue scelte politiche e personali, o lo accusava di qualcosa, dal conflitto d’interessi alla corruzione, fino al legame con la mafia e con potenti logge massoniche. Secondo lui i giudici erano comunisti impegnati in una caccia alle streghe, un’idea che gli faceva guadagnare il consenso degli italiani, esasperati da un sistema giudiziario lento e inefficace.
La politica basata sul culto della personalità, l’esercizio del potere senza freni e perfino l’attenzione alla cura dei capelli hanno alimentato i paragoni tra Berlusconi e Trump. Entrambi hanno presentato la propria ricchezza come una qualità necessaria per governare e sono sempre stati al centro dell’attenzione dei mezzi d’informazione per il loro comportamento eccentrico. Ma Berlusconi, a differenza di Trump, veniva da una famiglia modesta, e nessuno ha mai messo in discussione il fatto che il suo patrimonio fosse effettivamente miliardario. Inoltre, le sue posizioni politiche rientravano nel paradigma tradizionale del centrodestra. In privato i suoi collaboratori rivelano che Berlusconi odiava essere paragonato all’ex presidente statunitense. Dopo che i sostenitori di Trump hanno preso d’assalto il congresso statunitense, a gennaio del 2021, Berlusconi ha scritto: “La presidenza Trump, che ha avuto anche aspetti positivi, si conclude nel peggiore dei modi”.
Ma non bisogna dimenticare che Berlusconi non si è fatto nessuno scrupolo a stringere accordi con l’estrema destra per ottenere un vantaggio politico. Da grande opportunista, si è alleato con un partito legato al passato fascista dell’Italia, anche se non ha mai condiviso la retorica del “prima gli italiani”. Nel corso degli anni ha rafforzato i legami dell’Italia con la Russia e la Turchia, ma allo stesso tempo ha sostenuto con decisione gli Stati Uniti e la Nato, sposando il conservatorismo neoliberista, filoeuropeo e anticomunista del dopoguerra.
Spesso Berlusconi ha trattato i leader mondiali come fossero concorrenti dei programmi trasmessi dai suoi canali tv: ha definito il presidente Barack Obama “giovane, bello e abbronzato”; ha passeggiato in Sardegna con il primo ministro britannico Tony Blair indossando una bandana; ha fatto aspettare la cancelliera tedesca Angela Merkel prima di un vertice; ha indossato il colbacco e brindato con il presidente russo Vladimir Putin, e anni dopo si è schierato dalla sua parte nella guerra in Ucraina, suscitando l’imbarazzo della sua coalizione e di buona parte dell’Italia.
Nuvole nere
Il modo in cui usava le sue reti tv e la sua capacità di controllare anche le altre lo hanno aiutato a consolidare la sua influenza politica. Il suo partito – Forza Italia, che richiamava la passione degli italiani per il calcio – è nato come una sorta di macchina pubblicitaria per finanziare la sua candidatura. Non ha mai davvero indicato un successore.
“Se lo osserviamo da una prospettiva globale, ci accorgiamo che è il primo, vero politico postmoderno”, sottolinea Alexander Stille, autore del libro Citizen Berlusconi (Garzanti 2006). “Non è un caso se si è affermato dopo la fine della guerra fredda. Rappresenta una politica che, nonostante la retorica anticomunista del suo messaggio, è priva di contenuti. È una politica basata sulla personalità, in cui Berlusconi propone se stesso, e non un programma politico, come risposta ai problemi del paese”. Soprannominato “il Cavaliere”, un titolo solitamente concesso a importanti figure dell’imprenditoria e della società civile, Berlusconi ha sempre coltivato la sua immagine. I servizi fotografici pubblicati dalle riviste del suo gruppo editoriale, Mondadori, lo ritraevano come un uomo legato alla famiglia ma anche attento allo stile. Alto circa un metro e sessantacinque, con un sorriso smagliante e un’energia incontenibile, Berlusconi indossava spesso giacche a doppio petto fatte su misura. Negli ultimi anni si era sottoposto a trapianti di capelli e operazioni chirurgiche che facevano sembrare il suo volto una maschera di cera. A prescindere dalle stagioni, la sua pelle aveva sempre un colore tendente all’arancione.
L’aura di Berlusconi si è indebolita notevolmente nel 2013, quando ha perso il seggio al senato (e di conseguenza l’immunità parlamentare), dopo una condanna per frode fiscale. L’ex capo del governo ha però evitato quattro anni di carcere grazie all’affidamento per dieci mesi ai servizi sociali, che ha svolto in una casa di riposo per anziani vicino a Milano. La condanna per frode fiscale ha stabilito anche la sua interdizione dai pubblici uffici fino al maggio 2018. Mentre aspettava l’esito del ricorso, Berlusconi ha continuato a comportarsi come se fosse l’uomo decisivo della politica italiana. Ma la campagna elettorale per le elezioni del 2018, condotta a 81 anni, ha mostrato tutti i limiti della sua personalità.
Berlusconi ha cercato di riciclarsi come politico saggio, una sorta di nonno a cui affidarsi in un momento di grande incertezza per il paese, ma non ha funzionato. Forza Italia e il suo leader, che nel 1994 avevano sostanzialmente creato il centrodestra, erano ormai diventati quasi irrilevanti. Nel 2018 la guida della destra è passata a Matteo Salvini, leader della Lega, un partito nazionalista di estrema destra, mentre nel 2020 Fratelli d’Italia, una formazione post-fascista un tempo marginale, ha superato di molto Forza Italia. Berlusconi ha rivendicato il merito di aver portato quei due partiti al centro della politica italiana. Durante un comizio del 2019, parlando della Lega di Salvini e dei post-fascisti, ha detto: “Li abbiamo fatti entrare noi nel 1994, li abbiamo legittimati noi, li abbiamo costituzionalizzati noi”, precisando che Forza Italia restava “il cervello, il cuore e la spina dorsale” del centrodestra italiano.
In realtà, le cose stavano diversamente. Berlusconi ha criticato duramente lo spostamento dell’Italia verso un populismo euroscettico, indirizzando i suoi attacchi soprattutto contro il Movimento 5 stelle. Ma molti hanno fatto notare che è stato proprio il suo populismo farsesco, con il palese abuso di potere e una patina di corruzione, ad aver creato le forze antisistema che Berlusconi disprezzava tanto e che hanno finito per eclissarlo.
Nel 2021 il leader di Forza Italia, ormai politicamente debole, ha deciso di sostenere il governo guidato da Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea. Ma Berlusconi ha continuato a sognare in grande. Nel 2022 il suo tentativo di candidarsi a presidente della repubblica, una carica di sette anni solitamente ricoperta da figure di grande integrità e sobrietà, e la cui influenza deriva dall’autorità morale, è stato accolto con ironia. Convinto di poter cancellare tutte le macchie sul suo curriculum politico e di poter riscrivere la propria storia, si è messo al telefono per ore cercando in ogni modo di convincere i parlamentari a votarlo.
Anche se parlava continuamente di responsabilità politica, nel 2022 Berlusconi ha contribuito a provocare la caduta del governo Draghi quando ha intravisto un’occasione per andare di nuovo al potere, spingendo il paese verso le elezioni anticipate. A 85 anni è tornato al governo come alleato di Giorgia Meloni, oggi presidente del consiglio e forza dominante della politica italiana. All’interno del governo più a destra dai tempi di Mussolini, Berlusconi ha promesso che avrebbe tenuto la coalizione ancorata al centro.
In realtà non ha fatto altro che mettere in imbarazzo Meloni, difendendo Putin ma anche facendosi scoprire (probabilmente di proposito) mentre dal suo posto al senato scriveva giudizi negativi sulla presidente del consiglio. Il paese ha assistito alla caduta rovinosa di un uomo orgoglioso che in passato era arrivato a definirsi il Gesù della politica: “Sono una vittima paziente, sopporto tutto, mi sacrifico per tutti”. I suoi avversari pensano che sia stata l’Italia a sacrificarsi per Berlusconi. Negli anni in cui ha dominato la politica italiana, il debito pubblico è cresciuto, poi si è ridotto e poi è cresciuto di nuovo; il reddito delle famiglie non ha tenuto il passo con il resto d’Europa; i laureati hanno continuato a emigrare a causa delle mancanza di opportunità; e l’Italia è precipitata in fondo alle classifiche sulla trasparenza e la competitività.
Gli avversari di Berlusconi sostengono che il suo stile politico aggressivo ha indebolito le istituzioni italiane, compresa la magistratura, vittima dei suoi attacchi incessanti. Fino all’ultimo, sulla sua epopea si sono addensate nuvole nere. Nei dispacci diplomatici statunitensi pubblicati nel 2010 da WikiLeaks, alcuni funzionari americani esprimevano le loro perplessità sui legami tra gli investimenti personali di Berlusconi e le scelte del governo in economia e politica estera. Quei dubbi non sono mai stati chiariti. Perfino alcuni esponenti del governo Meloni hanno sospettato che la sua vicinanza a Putin derivasse da interessi finanziari.
Sesso e seduzione in tv
Silvio Berlusconi era nato il 29 settembre 1936 a Milano, nel quartiere popolare Isola. Era il maggiore dei tre figli di Luigi Berlusconi e Rosa Bossi. Il padre impiegato di banca, la madre casalinga. Durante la seconda guerra mondiale il padre fuggì in Svizzera per evitare di essere arruolato nell’esercito della repubblica di Salò (il regime collaborazionista della Germania nazista guidato da Benito Mussolini).
Silvio Berlusconi frequentò un prestigioso collegio a Milano, il Sant’Ambrogio, gestito dai salesiani, con buoni voti in tutte le materie tranne che in religione. Poi studiò giurisprudenza all’Università Statale di Milano e nel 1961 si laureò con il massimo dei voti. Fu lì che incontrò Marcello Dell’Utri, uno studente proveniente da Palermo che sarebbe diventato uno dei suoi più stretti soci in affari e cofondatore di Forza Italia.
Il suo populismo farsesco creò le forze antisistema che lui tanto disprezzava
È Dell’Utri che nel 1974 fece assumere Vittorio Mangano, anche lui di Palermo, come stalliere e autista nella villa di Berlusconi. Mangano sarebbe stato poi condannato per traffico di stupefacenti e omicidio. Anche Dell’Utri nel 2014, quando l’epoca di Berlusconi era ormai al tramonto, è stato condannato a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
Milano negli anni sessanta era l’epicentro del “miracolo italiano”, il boom economico che spinse il paese quasi fino alla piena occupazione. La sua popolazione era in crescita, così come la domanda di alloggi. Il giovane Berlusconi, intenzionato a diventare un imprenditore, era pieno di ambizioni e idee, ma gli mancava il capitale. In una delle sue prime operazioni immobiliari, nel 1961, convinse il proprietario della piccola banca per cui lavorava suo padre, la Rasini, a fare da garante. Questo gli avrebbe consentito di costruire un complesso residenziale e realizzare altri progetti.
Il più importante, in questo settore, fu Milano 2, un enorme quartiere residenziale in periferia costruito negli anni settanta. Oggi lì abitano quattordicimila persone. Ci sono sei scuole, una chiesa, un cinema, negozi, spazi verdi e un lago artificiale. Le origini dell’investimento iniziale restano oscure, ma un’emittente televisiva creata esclusivamente per i residenti della zona fu la base del suo impero editoriale.
In un paese in cui tre reti televisive nazionali erano gestite dallo stato – Rai 1, Rai 2 e Rai 3 – Berlusconi vide del potenziale nella creazione di una tv privata. Nel corso degli anni ne fece crescere tre: Italia 1, Canale 5 e Retequattro, diventandone il principale azionista. Altrove questo sarebbe stato considerato un monopolio, ma non per le leggi italiane. Rispetto ai noiosi canali della Rai, controllati da democristiani, socialisti e comunisti, le tv di Berlusconi offrivano sesso e seduzione. Si potevano vedere donne in abiti succinti, giochi a premi e serie televisive statunitensi come Dallas e Dinasty, un’offerta che alleggerì la tensione in Italia dopo gli anni di piombo, tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta, segnati da attentati terroristici di gruppi di destra e di sinistra. “La sua televisione commerciale negli anni ottanta ha avuto un effetto enorme sul paese, lo ha cambiato e modernizzato”, afferma Giovanni Orsina, professore di storia contemporanea all’università Luiss di Roma e autore di molti libri su Berlusconi. “La sua intraprendenza ha contribuito a costruire, nel bene e nel male, l’idea di libertà individuale che da allora hanno gli italiani”.
A dargli una mano c’era il leader del Partito socialista, Bettino Craxi, due volte presidente del consiglio, i cui legami con i partiti socialisti in tutta Europa aiutarono Berlusconi a espandere le sue partecipazioni televisive in Francia e in Spagna durante gli anni delle privatizzazioni.
Nel 1986, quando era ormai un personaggio importante dell’edilizia, della televisione e della pubblicità, Berlusconi comprò il Milan attraverso la sua holding Fininvest e investì molti soldi per un nuovo allenatore e alcuni giocatori stranieri. La sua popolarità aumentò quando la squadra vinse lo scudetto nel 1988, e la Coppa dei Campioni nel 1989 e nel 1990. Ma presto il suo impero televisivo fu a rischio. Nel 1992 i magistrati di Milano arrestarono le prime persone in una vasta indagine sulla corruzione dei politici che concedevano appalti agli imprenditori in cambio di tangenti. Un terzo del parlamento finì sotto inchiesta, insieme a dirigenti d’azienda e funzionari statali. Lo scandalo, che la stampa chiamò Tangentopoli, segnò la fine della Democrazia cristiana e del Partito socialista, che dal dopoguerra avevano governato l’Italia. Per evitare di essere arrestato, Craxi fuggì in Tunisia, dove morì nel 2000. Con l’uscita di scena dei socialisti, Berlusconi perse la sua protezione politica in un momento in cui nuove leggi lo avrebbero probabilmente costretto a vendere alcuni dei canali televisivi. La sinistra sembrò sul punto di vincere le elezioni.
Dopo essersi consultato con i suoi consiglieri, nel dicembre 1993 Berlusconi fondò Forza Italia, introducendo nella campagna elettorale un uso mai visto in Italia delle tecniche pubblicitarie. Ai candidati del suo partito disse che non dovevano avere l’alito cattivo o le mani sudate. “Sono stato come il principe azzurro”, disse una volta, “erano zucche e li ho fatti diventare onorevoli”.
I politici di Forza Italia furono chiamati Azzurri, come i giocatori della nazionale italiana di calcio, che indossano la divisa azzurra. Nel gennaio 1994 usò un nuovo mezzo per annunciare la sua candidatura: un videomessaggio andato in onda sulle sue reti televisive nazionali. “L’Italia è il paese che amo”, esordì, vestito con un abito scuro e seduto alla scrivania della sua villa ottocentesca, con le foto di famiglia sulla libreria nello sfondo. “Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato da mio padre il mio mestiere di imprenditore”. La sua abilità di venditore e le promesse di crescita economica furono convincenti. Dopo una campagna elettorale di due mesi, Forza Italia vinse le elezioni, prevalendo con facilità in Sicilia e nelle zone dell’Italia meridionale, ex roccaforti della Democrazia cristiana.
Conflitto d’interessi
In un paese con uno dei tassi d’occupazione femminile più bassi d’Europa, i sondaggi rivelarono che il 41 per cento delle donne casalinghe che guardavano più di tre ore di televisione al giorno votarono per lui, mentre il 30 per cento dell’elettorato femminile sostenne il centrosinistra. Le donne con più di cinquant’anni si sarebbero rivelate uno dei suoi bacini elettorali più fedeli. Con Forza Italia alla guida di un’alleanza di centrodestra, Berlusconi diventò presidente del consiglio. Il governo però durò solo sette mesi, finché un alleato della coalizione, la Lega nord, ritirò il suo sostegno. Ma Forza Italia era ormai un partito protagonista della scena politica. Alla fine degli anni novanta Berlusconi diventò una vivace figura d’opposizione, quando una serie di governi di centrosinistra aiutarono l’Italia a soddisfare i criteri per l’introduzione dell’euro nel paese.
Tuttavia quei governi di centrosinistra non approvarono una legge sul conflitto d’interessi in grado di evitare la sovrapposizione tra l’impero economico di Berlusconi e il suo ruolo politico. La sua sopravvivenza ha sempre beneficiato di un’opposizione divisa tra ex comunisti ed ex democristiani. La magistratura italiana incarnò di fatto l’opposizione a Berlusconi.
In un ritratto del 1996 sul New York Times Magazine, Alexander Stille scrisse di Berlusconi: “Immaginate se un imprenditore del settore immobiliare come Donald Trump fosse anche il proprietario della Cbs, della Nbc, della Fox, della Paramount Pictures, di Newsweek, della Random House, della Condé Nast, del Los Angeles Times, della Hbo, dei Dallas Cowboys, dei supermercati Walmart, delle assicurazioni Aetna, della Loews Theaters e della Fidelity Investments, e avesse il peso politico di Bill Clinton o di Newt Gingrich, e avrete un’idea della lunga ombra che Berlusconi proietta sulla vita dell’Italia”.
In vista delle elezioni del 2001 l’Economist mise Berlusconi in copertina con il titolo: Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy (Perché Silvio Berlusconi è inadatto a guidare l’Italia). Nell’articolo si leggeva: “In qualunque democrazia che si rispetti sarebbe impensabile che l’uomo presumibilmente sul punto di essere nominato presidente del consiglio sia recentemente finito sotto inchiesta per riciclaggio di denaro, concorso in omicidio, legami con la mafia, evasione fiscale e corruzione di politici, magistrati e guardia di finanza. Berlusconi non è adatto a guidare il governo di nessun paese, men che mai quello di una delle democrazie più ricche del mondo”. Vinse comunque le elezioni.
Durante la campagna elettorale, Forza Italia spedì una rivista patinata di 127 pagine nelle case di tutta Italia. Intitolata Una storia italiana, offriva una versione fiabesca della vita di Berlusconi, toccando delle corde vicine alle aspirazioni di molti italiani: la ricchezza, il rispetto per i genitori, l’insistenza sulla puntualità, perfino le sue abitudini alimentari. “La sua dieta prevede carboidrati a mezzogiorno e proteine la sera”, si legge. “Non resiste alla torta di mele, la specialità di mamma Rosa. Detesta l’aglio e la cipolla”. In quelle pagine si raccontava anche la fine del primo matrimonio con Carla Dall’Oglio: “La famiglia era tranquilla e serena, ma qualcosa nella sua relazione con Carla cominciò a cambiare e verso l’inizio degli anni ottanta il loro amore era diventato una stretta amicizia”.
Nel 1980, a 44 anni, mentre era sposato con Dall’Oglio, Berlusconi incontrò Veronica Lario, un’attrice che recitava nella commedia teatrale Il magnifico cornuto, una farsa del 1920 del drammaturgo belga Fernand Crommelynck. Quando nel 1984 nacque la loro prima figlia, Berlusconi riconobbe la bambina e si separò dalla moglie. Nel 1990, dopo la nascita di altri due figli, sposò Veronica Lario. La coppia ha divorziato nel 2014.
Nel 2022, all’età di 85 anni, Berlusconi ha organizzato un matrimonio simbolico con la sua fidanzata Marta Fascina, 32 anni. In quell’occasione lei indossava un abito da sposa bianco e i due hanno tagliato un’enorme torta nuziale. Fascina è stata rieletta alla camera dei deputati nel collegio uninominale senza fare campagna elettorale, ed è diventata una potente figura di intermediazione. Per festeggiare gli 86 anni di Berlusconi ha fatto arrivare una mongolfiera che ha liberato migliaia di palloncini rossi a forma di cuore sul giardino della sua villa.
Berlusconi ha cinque figli. Marina, presidente della Fininvest, la holding di famiglia, e Pier Silvio, vicepresidente e amministratore delegato della Mediaset, entrambi nati dal primo matrimonio. Poi ci sono Barbara, Eleonora e Luigi, nati dal secondo.
Nel lettone di Putin
Berlusconi è riuscito a restare a lungo al potere grazie a una combinazione di fattori, tra cui la mancanza di alternative, la sua abilità di venditore, e la propensione italiana al “trasformismo”. Inoltre, amato o detestato, è stato comunque la figura politica più riconoscibile del paese. “Da una parte esprime una naturale autorità paterna, comportandosi da vero mecenate mediterraneo, offrendo protezione e ricompense in cambio di fedeltà e obbedienza”, ha scritto il politologo Paul Ginsborg nel suo libro Berlusconi. Ambizioni patrimoniali in una democrazia mediatica (Einaudi 2003). “Dall’altra, la sua è una costante affermazione di un certo tipo di virilità. Berlusconi si presenta come uno sciupafemmine e non, come faceva Mussolini, come un vero uomo, e il suo entourage alimenta volentieri quest’immagine”.
Il suo bilancio in termini legislativi è piuttosto magro. I suoi governi hanno tagliato le ingenti tasse italiane sui patrimoni e sulle proprietà immobiliari, anche se alcuni di quei tagli furono cancellati dal governo di Mario Monti, che gli successe nel 2011. Il disinvolto ammiccamento di Berlusconi all’evasione fiscale trovava una buona sintonia tra i lavoratori autonomi, che costituiscono una grande percentuale della forza lavoro italiana.
Dopo il referendum che negli anni ottanta chiuse i reattori nucleari in Italia, il paese è diventato dipendente dalle importazioni di energia, una situazione che continua a influenzare la politica estera. Berlusconi personalizzò anche questo aspetto, coltivando amicizie non solo con Putin ma anche con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e con il colonnello libico Muammar Gheddafi.
Nel 2008 l’Italia firmò, con Berlusconi a capo del governo, un trattato di amicizia con la Libia promettendo cinque milioni di dollari (4.616.850 euro) nell’arco di vent’anni per compensare l’occupazione coloniale italiana del paese all’inizio del ventesimo secolo. In cambio Gheddafi accettò di concedere a Roma vantaggiosi contratti energetici e si impegnò a bloccare le partenze dei migranti irregolari dalla Libia verso l’Italia. L’accordo fu sospeso dopo l’intervento militare statunitense ed europeo in Libia nel marzo 2011, al quale Berlusconi partecipò con riluttanza. Appena due anni dopo aver ospitato il colonnello Gheddafi a Roma, Berlusconi cedette alle pressioni dei suoi alleati occidentali e accettò di mettere a disposizione le basi Nato in Italia per l’invasione della Libia, una mossa che avrebbe avuto conseguenze sull’immigrazione e avrebbe influenzato per anni la politica interna italiana. Berlusconi è sempre stato un alleato fedele degli Stati Uniti, anche quando questo significò nuotare contro corrente. Nel 2003, in contrasto con l’opinione pubblica, partecipò alla cosiddetta coalizione dei volenterosi in sostegno all’invasione statunitense dell’Iraq.
C’era un netto divario tra la crisi economica e le priorità del capo del governo
Nell’aprile 2009 Veronica Lario inviò una lettera aperta al quotidiano la Repubblica, rimproverando al marito le avventure con ragazze giovani e annunciando la sua richiesta di divorzio. “Qualcuno ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell’imperatore”, scrisse Lario. “Condivido”, aggiungeva. “Quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere”. Poco tempo dopo il quotidiano pubblicò la notizia secondo cui Berlusconi aveva ospitato una prostituta nella sua residenza privata a Roma. In una conversazione telefonica intercettata lo si sentiva dire alla donna, Patrizia D’Addario, di aspettarlo “nel lettone di Putin”.
S’inaugurava così uno squallido capitolo di scandali sessuali in un momento in cui gli italiani erano sempre più preoccupati del divario tra la crisi economica del paese dopo il collasso finanziario globale del 2008 e le priorità del presidente del consiglio. In alcuni dispacci diplomatici resi pubblici da WikiLeaks nel 2010, l’allora ambasciatore degli Stati Uniti in Italia diceva che Berlusconi, stremato da una lunga nottata, si era addormentato durante il loro primo incontro. Nel 2009 Berlusconi aveva cambiato il nome del suo partito da Forza Italia a Popolo della libertà. Poi nel 2013 tornò di nuovo a Forza Italia, quando un alleato della coalizione si ritirò. Sempre ottimista, stava ancora vendendo un sogno.
Ma verso la fine è stato meno in sintonia con l’umore nazionale. Nel febbraio 2013 ha partecipato alle elezioni per sostituire un governo tecnico durato quindici mesi. I discorsi della sua campagna elettorale hanno ricordato quelli del 1994. Ma con l’economia in sofferenza dopo la crisi finanziaria del 2008, gli italiani erano stanchi della retorica vuota, come la sua ventennale promessa di costruire un ponte tra la Sicilia e la terraferma.
Berlusconi ha usato toni populisti, criticando le politiche d’austerità appoggiate dalla Germania, leader di fatto dell’Europa, e ha insistito nel dire di essere stato destituito da un colpo di stato antidemocratico. Il centrosinistra ha vinto, ma senza una netta maggioranza, in elezioni che hanno visto il successo del Movimento 5 stelle, che ha intercettato un nuovo spirito contrario al sistema e all’euro.
Nel 2016, quando Berlusconi ha subito un intervento chirurgico per sostituire la valvola aortica, le televisioni italiane hanno mandato in onda aggiornamenti in diretta dall’ospedale. I suoi problemi di salute hanno continuato a fare notizia, anche quando la sua influenza è diminuita ed è stato umiliato da un’enorme erosione dei consensi alle elezioni del 2018, che hanno portato al potere i populisti da lui denigrati. Ad Arcore, fuori Milano, Berlusconi ha fatto costruire un mausoleo per la sua famiglia e i suoi amici. Ci sono tanti epitaffi tra cui scegliere. Tra le frasi possibili ce n’è una che ha pronunciato in uno dei suoi canali tv, nel 2009: “La maggior parte degli italiani, in cuor suo”, ha detto, “vorrebbero essere come me”. ◆ as, fdl
Jason Horowitz è il corrispondente da Roma per il New York Times.
Rachel Donadio scrive dall’Europa per il mensile The Atlantic. È stata corrispondente da Roma per il New York Times tra il 2008 e il 2013.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati