Da adolescente Ky Schevers comincia a esplorare il lato maschile della sua identità. Appena diventa maggiorenne decide di fare il percorso fisico di transizione da donna a uomo. Qualche anno più tardi, il suicidio della madre innesca in Ky un periodo d’instabilità emotiva, per cui decide di sospendere l’assunzione di ormoni. Si ritrova in una terra di mezzo del suo percorso e comincia a scrivere in un forum per persone transgender, dove parla della sua esperienza di detransition, “detransizione”, ovvero lo stato in cui una persona trans valuta di tornare a riconoscersi nel genere dal quale aveva deciso di allontanarsi. Quello che per Ky era una riflessione su un momento di difficoltà che può capitare nella vita di una persona trans, diventa una bandiera prima per un gruppo di femministe radicali che la invitano a un festival, costringendola a un rito per “liberarsi della sua parte maschile”, e poi dei movimenti cattolici di destra che usano la sua storia per dimostrare che la transizione di genere va combattuta. The anti-trans hate machine torna con una seconda stagione, che si concentra su come critianesimo ed estrema destra abbiano usato le persone trans come terreno di prova per nuove strategie repressive nei confronti delle minoranze. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati