Ky Dickens è una documentarista californiana. Un giorno sente parlare la neuropsichiatra Diane Hennessy e ne rimane affascinata. Secondo Hennessy i bambini con una diagnosi di autismo non verbale hanno in realtà dei poteri telepatici e riescono a leggere nel pensiero. Dickens, da documentarista, decide di convocare delle famiglie con figli nello spettro autistico per fare dei test e verificare le teorie di Hennessy. I genitori sono accompagnati in una stanza, i figli in un’altra, e con un tablet indagano le capacità dei bambini di leggere nella mente dei loro familiari. All’inizio dell’anno The telepathy tapes è diventato il podcast più ascoltato sia negli Stati Uniti sia nel Regno Unito. Come ha scritto la critica Miranda Sawyer sul Guardian, “The telepathy tapes ti trascina lasciandoti l’amaro in bocca”. Il tono assertivo e avvolgente della conduttrice, lo sviluppo narrativo falso ma verosimile, in grado di convincere anche i più scettici, spinge l’ascoltatore a mettere in secondo piano la realtà del rigore scientifico e del controllo delle fonti in virtù di un confortante scenario in cui una delle sindromi più sconosciute dei giorni nostri potrebbe in realtà essere un super potere. Il successo di The telepathy tapes è un segno dei nostri tempi, in cui anche la forma del documentario non serve più per conoscere la realtà, ma per aiutarci a dimenticarla. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1603 di Internazionale, a pagina 110. Compra questo numero | Abbonati