Hannah è una giovane stagista di un’azienda di gioielli londinese. Durante i giorni della London fashion week conosce Kin, un personaggio che sembra essere molto importante: le chiede di farsi un selfie e poi per tutta la settimana la invita alle sfilate e alle feste più esclusive. Per due anni la loro amicizia prosegue, tra incontri sporadici e inviti in giro per il mondo: Hannah si rende conto che lui potrebbe essere interessato a più di un’amicizia, ma è comunque un ottimo contatto nel mondo nel quale vorrebbe lavorare. Nel frattempo comincia a ricevere messaggi prima sui social network, poi per email, poi sul telefono e al suo indirizzo di casa. Sono tutti messaggi intimidatori mandati da presunte fidanzate di Kin, accompagnate da strane richieste di soldi e informazioni personali molto riservate. Hannah chiude il rapporto con Kin e si rivolge alla polizia, che però non ha gli strumenti nemmeno per capire cosa sta succedendo. È costretta a cambiare telefono, a cambiare casa e a cancellare tutti i suoi account su internet. Un giorno racconta la sua esperienza a un’ex compagna del padre, la giornalista Carole Cadwalladr, che si era occupata per il Guardian dell’uso di Facebook per influenzare le elezioni. Insieme decidono di provare a capire chi si nasconde dietro quei quasi dieci anni di persecuzione digitale.
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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati