All’interno della meravigliosa collezione Maramotti, a Reggio Emilia, da qualche anno è ospitato Atelier dell’errore, un laboratorio di arti visive progettato da Luca Santiago Mora per ragazzi e ragazze segnalati dal servizio di neuropsichiatria infantile della ausl locale. Bambini e bambine “speciali” lavorano con l’artista ai racconti dei loro traumi e difficoltà, inventando animali fantastici che li proteggano dai bulli, dalle paure del buio, da chi calpesta la fragilità a vario titolo. Se l’arte contemporanea serve a qualcosa, Atelier dell’errore mostra in modo eclatante come l’unione d’immaginazione e delicatezza possa creare rivoluzionari tentativi di cura e cultura. “L’insetto carnefice dell’amore mannaro” creato da Atelier “fa innamorare le persone pure di cuore e le intrappola in un uovo di ragnatele, poi quando sono morte di soffocamento srotola l’uovo come carta igienica e fa una carneficina”. Diversità umana e animale s’incontrano, immaginando vite senza le robuste categorizzazioni linguistiche, morali ed estetiche del mondo ritenute normali. Ma Atelier dell’errore ci dice anche che in fondo gli altri animali sono sempre immaginari: come non esiste “l’insetto carnefice”, non esiste neanche “la mucca da latte”. Sono entrambi simulacri di una visione umana imposta a elementi della natura che significavano altro. Forse allora c’è più verità in un insetto inventato che in una mucca che, pur esistendo, è stata privata della sua dimensione di soggetto e ridotta a macchina riproduttiva . ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1499 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati