Il filosofo Paul B. Preciado ha vinto il premio speciale della giuria al festival di Berlino con un film documentario intitolato Orlando, ma biographie politique. Nasce dall’idea che molte questioni sulle trasformazioni di genere, sulle presunte disforie dei corpi in realtà fossero già presenti nell’Orlando di Virginia Woolf. In questo romanzo queer ante litteram, la scrittrice racconta le avventure di un poeta che cambia sesso passando da uomo a donna e vive per secoli facendo mirabili incontri con figure chiave della storia letteraria inglese. Nel film di Preciado, in modo più palese perché il linguaggio è più vicino a noi rispetto al libro di Woolf, la questione sottesa alla libertà trasformativa è la liberazione dei corpi dal peso delle sovrastrutture sociali. Dalla fine dell’ottocento a oggi, l’eliminazione della dimensione animale dai modi di essere umani ha sbilanciato le nostre esistenze verso una frattura cartesiana: il corpo è diventato un mero supporto della nostra vita mentale e spirituale. Ma il corpo, il corpo umano in quanto animale, è il vero terreno di lotta di tutte le battaglie etiche che oggi ci riguardano: femminismo, antirazzismo, ecologia, animalismo. Lasciare i corpi liberi di trasformarsi significa assecondare un principio fisico per cui tutto è dinamico e cambia continuamente stato. Per Preciado, riscoprire la nostra animalità e liberare il corpo animale che siamo significa soprattutto eliminare l’idea più grave della coercizione politica: il corpo è tuo, ma decido io. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1502 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati