Dopo la meditazione zazen, nel buddismo zen si recitano i “quattro voti”. Il primo è: “Gli esseri sono innumerevoli, voto di aiutarli tutti”. Innumerevole non significa solo infinito, ma è un concetto di approssimazione all’infinito e alla nostra incapacità di classificare la molteplicità della vita. L’etologia filosofica, una branca abbastanza recente della filosofia in cui lo studio della vita e della percezione animale s’incontra con quello della natura astratta del reale, si occupa di questo: in che modo possiamo osservare il reale nella consapevolezza dei suoi innumerevoli punti di vista, che sono soprattutto dei punti di vita e ci rendono una piccola parte dei tantissimi creatori di “immagini metafisiche”. Sembra tutto complicato, invece è semplicissimo: lo zen, come altre filosofie orientali, accetta qualcosa che in fondo era presente anche in un testo fondamentale del canone occidentale, l’Etica di Spinoza: qualsiasi cosa sia dio, se esiste, allora è ovunque. Non solo in ogni creatura, ma in ogni creato: nelle immagini di mondo generate da quelle creature, nella prospettiva multilaterale di una mosca così come nelle cromature di colore viste da un gatto, tanto diverse dalle nostre. Aiutare tutti significa non tanto fare azioni morali, ma estetiche: tentare di abbracciare ogni prospettiva possibile nella consapevolezza dell’impossibilità di questo abbraccio. Infiniti mondi, quelli di cui parlava Giordano Bruno, sono in mezzo a noi: qualcuno abbaia, qualcun altro nitrisce, ma sono tutti suoni di pianeti lontani . ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1504 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati