Circa dodicimila anni fa alcuni nostri antenati facevano il loro ingresso nelle grotte di Toirano, in provincia di Savona: un luogo meraviglioso dove si possono osservare orme lasciate dagli esseri umani, testimonianze di falò, perfino le tracce di un gioco tra bambini davanti a un focolare. In luoghi come questo è nato tutto: l’umanità ha cominciato a rappresentare gli animali, a distanziarsi da loro, a rappresentarsi inventando una storia di separazione tra umano e animale che sarà riportata alla verità solo millenni dopo da Charles Darwin. Entrando nella sala dei Misteri vengono i brividi: qui è conservata la maggior parte delle tracce umane e delle impronte sul pavimento argilloso, ci sono i segni carboniosi sulle pareti e le palline di argilla di qualche bambino ormai senza nome, perso nei millenni della storia umana. “Quid est homo?”, diceva Seneca, cos’è l’uomo? Aggiungeva che è “un corpo debole e gracile, nudo, disarmato per natura, bisognoso dell’aiuto altrui, esposto a tutti gli insulti della fortuna”. Seneca voleva dire che siamo tutti uguali, ma in fondo tutti anche estremamente diversi: perché la fortuna è proprio ciò che tocca ad alcuni viventi e non ad altri per una strana grazia ricevuta. Nelle grotte di Toirano, come in altre grotte del mondo, nasce la storia della resistenza a questo motto latino: inventarsi come altri dall’animale, forti e divini. La storia, come la vita, fa giri strani. Non ci resta che giocare, come i bambini, con le palline d’argilla che resteranno. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1515 di Internazionale, a pagina 99. Compra questo numero | Abbonati