Dopo tre lunghi anni di siccità, è arrivata finalmente un’estate ricca di pioggia. Ma non abbiamo avuto neanche il tempo di sentirci sollevati che le devastanti alluvioni nell’ovest della Germania ci hanno fatto rapidamente precipitare nel baratro. E, come sempre quando le persone muoiono, perdono la casa e tutto quello che possedevano, la ricerca del colpevole è cominciata prima ancora di sgomberare le macerie. In questo caso, però, difficilmente ci saranno risposte soddisfacenti. Certo è che non erano mancati gli avvertimenti: a differenza dei temporali, fenomeni così intensi non sono difficili da prevedere. Il servizio meteorologico tedesco si era reso conto del pericolo in arrivo e aveva dichiarato lo stato di massima allerta in un’ampia area del paese. Alla fine, la gravità dell’evento è stata in linea con le previsioni. Se davvero vogliamo cercare i veri colpevoli ne troveremo due, molto difficili da perseguire penalmente.

Il primo è il caso: violentissime tempeste, per quanto rare, si sono sempre verificate. E quando arrivano c’è poco da fare. Il secondo è il cambiamento climatico: pur non essendo l’unico responsabile, ha certamente dato il suo contributo. Ora i dati ci dicono che quella che per molto tempo è stata solo una previsione, in Germania è diventata realtà: le grandi precipitazioni sono sempre più frequenti e più intense. E con il surriscaldamento del pianeta eventi di questo tipo saranno sempre più comuni. Dal punto di vista fisico non c’è nulla di sorprendente: riscaldandosi, l’aria assorbe più umidità; e se nell’aria c’è più umidità aumenta anche la pioggia. C’è poi un ulteriore meccanismo, che è intervenuto anche questa volta: pare che la corrente a getto, un fiume d’aria fatto di venti d’alta quota che percorrono il pianeta sospingendo le zone ad alta e bassa pressione da ovest a est, tenda sempre più a rallentare e a produrre vaste e lente ondulazioni.

Questo fenomeno potrebbe essere dovuto al rapidissimo surriscaldamento dell’Artide, da cui deriva la diminuzione della differenza di temperatura tra nord e sud che alimenta proprio la corrente a getto. Ne consegue che oggi i flussi di bassa pressione, come quello che ha dato vita alla tempesta Bernd, rimangono stazionari, generando sempre nuovi temporali. Così le precipitazioni, che prima erano brevi e intense, diventano persistenti e capaci di sommergere tutto.

Anche se alcuni politici parlano del cambiamento climatico come di qualcosa di impossibile da prevedere, questi pericoli li conosciamo da anni e non possono coglierci di sorpresa. Ora l’importante è capire quanto prima come ottenere finalmente un calo durevole delle emissioni. Spiegarlo sarebbe stato compito dell’attuale governo federale, che però ha gentilmente passato la patata bollente al suo successore.

Ma non è solo lo stato a essere in ritardo. Anche i proprietari di immobili potrebbero fare qualcosa: spesso le forti precipitazioni causano danni perché non hanno i dispositivi di protezione che possono impedire alle acque reflue di penetrare nelle case. Chi vive vicino a corsi d’acqua potrebbe dotarsi di porte e finestre a tenuta stagna e resistenti alla pressione dell’acqua. I centri abitati, poi, dovrebbero trasformarsi in “città spugna”, combattendo la cementificazione del suolo, che lo rende impermeabile, e creando aree con una pavimentazione capace di assorbire l’acqua. Questo contribuirebbe anche a raffreddare le temperature durante le ondate di calore, che sono potenzialmente più letali dei temporali.

Consentire il cambiamento climatico è stato un errore grave. Ignorarlo non migliorerà certo la situazione. ◆ sk

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Questo articolo è uscito sul numero 1419 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati