“Gioco, partita, incontro”, ha scritto Elon Musk su X la sera del 5 novembre 2024, quando sono arrivati i primi risultati che anticipavano la vittoria di Donald Trump alle presidenziali statunitensi. Poi l’uomo più ricco del mondo, proprietario del social network che un tempo si chiamava Twitter, ha pubblicato l’immagine di un razzo in fase di lancio con il commento: “Il futuro sarà fantastico”.

Musk è l’altro grande vincitore delle elezioni. Nell’amministrazione Trump potrà rivendicare quel potere illimitato, in campo tecnologico, economico e politico, che voleva da molto tempo. In campagna elettorale i politici del Partito democratico avevano detto che, in caso di vittoria di Trump, sarebbe stato Musk “il vero vicepresidente”, nel senso che avrebbe avuto un potere enorme su una serie di questioni senza aver avuto nessun mandato elettorale.

“Se Donald Trump perde sono fregato”, aveva detto il miliardario scherzando durante un’intervista con Tucker Carlson, l’ex presentatore di Fox News. Dopo essersi schierato apertamente contro il candidato repubblicano alle elezioni del 2016, un anno fa ha cambiato radicalmente posizione. Negli ultimi mesi di campagna elettorale è stato sempre al fianco di Trump e lo ha sostenuto spendendo decine di milioni di dollari.

Musk ha usato X per dargli più visibilità possibile, calibrando gli algoritmi del social network per trasmettere senza restrizioni e senza filtri i suoi messaggi e quelli del Partito repubblicano, comprese molte notizie false su Kamala Harris, la candidata del Partito democratico.

Musk ha creato un comitato politico, America Pac, che ha permesso di moltiplicare le donazioni elettorali a favore di Trump, e pochi giorni prima del voto è arrivato a offrire un milione di dollari al giorno a elettori o elettrici della Pennsylvania che firmavano una petizione a favore delle cause conservatrici registrandosi nelle liste elettorali. Secondo le prime stime Musk ha speso in totale più di 130 milioni di dollari (120 milioni di euro), diventando il maggior finanziatore di una campagna elettorale che ha battuto tutti i record di spesa.

I soldi del governo

Trump è consapevole dell’importanza del sostegno di Musk, tanto che nel primo comizio dopo la vittoria ha dedicato molti minuti a ringraziare il fondatore dell’azienda aerospaziale SpaceX: “È nata una nuova stella: Elon. È un tipo incredibile. Ha passato due settimane a Filadelfia a fare campagna elettorale per me. Avete visto questo razzo? Così brillante e così veloce. L’ho visto atterrare, quando è sceso mi sono detto: solo Elon può fare una cosa del genere. Chi altri avrebbe potuto farlo? La Russia? No. La Cina? No. È per questo che mi piace Elon. È un genio incredibile, dobbiamo proteggere le nostre menti geniali, non ne abbiamo molte”. Durante la campagna elettorale Trump ha detto che in caso di vittoria avrebbe dato a Musk un ruolo importante: sarebbe stato incaricato di verificare e controllare tutte le spese del governo federale.

Il miliardario ha delle idee molto precise sul tema: una sorta di controrivoluzione, non molto diversa dal programma ultraliberista del presidente argentino Javier Milei. Immagina che lo stato debba essere ridotto ai minimi termini, cancellando tasse e imposte; i capitali devono potersi muovere senza vincoli, facendo sparire leggi e autorità di controllo; e tutti i programmi di protezione sociale (wel­fare, sovvenzioni, sussidi) devono essere cancellati o ridotti al minimo per sradicare “il socialismo”. Al tempo stesso Musk, che da imprenditore ha sempre beneficiato di contratti con il governo statunitense, punta a vendere i servizi delle sue aziende a tutte le agenzie federali e ai ministeri.

Nel 2023 almeno diciassette enti governativi hanno firmato contratti con le aziende di Musk, per un valore superiore ai tre miliardi di dollari.

Elon Musk (al centro) con Melania Trump, moglie del presidente, a New York, il 27 ottobre 2024  (Adam Gray, Bloomberg/Getty)

Ma Musk vuole di più: l’intera macchina amministrativa a sua disposizione. A cominciare dal dipartimento della difesa (il Pentagono) e dalla Nasa, l’agenzia spaziale, con cui ha già firmato contratti a lungo termine per 15 miliardi di dollari. Mentre la concorrenza è in difficoltà (a cominciare dalla Boeing), negli ultimi anni la SpaceX, l’azienda aerospaziale di Musk, ha fatto progressi enormi, trovandosi a dominare il settore. Il miliardario punta anche a imporre la sua rete di satelliti Starlink a livello nazionale, riducendo o facendo scomparire del tutto i sistemi pubblici usati oggi dal Pentagono.

Alcune delle sue aziende hanno avuto meno fortuna delle altre. È il caso della Tesla, la principale casa di automobili elettriche negli Stati Uniti, che nel 2023 ha ricevuto solo 350mila dollari dall’amministrazione statunitense. Neuralink, l’azienda di neurotecnologie che punta a impiantare interfacce neurali nei cervelli delle persone, è stata ostacolata dalle agenzie del governo per la salute, che vorrebbero regolamentare gli sviluppi del settore.

Ed è proprio questo tipo di intervento del governo che Musk vorrebbe eliminare. Tra i suoi principali obiettivi ci sono la Securities and exchange commission (Sec), l’agenzia che vigila sulla borsa statunitense, le autorità antitrust e il dipartimento di giustizia, che tra le altre cose indaga sui reati finanziari. Sono state aperte almeno venti inchieste contro le sue attività, e
Musk è stato richiamato più volte all’ordine dalla Sec per i suoi messaggi su X a proposito dei risultati – all’epoca non veri – della Tesla, che hanno contribuito a far salire le quotazioni dell’azienda.

Su richiesta della Sec, Musk è anche stato convocato dal dipartimento di giustizia a proposito dell’acquisto di Twitter, che secondo le autorità di vigilanza potrebbe aver violato alcune regole finanziarie. Finora l’imprenditore si è rifiutato di rispondere a queste richieste.

Al di là degli interessi personali, Musk e altri miliardari puntano a convincere l’amministrazione Trump a eliminare qualsiasi ostacolo al potere finanziario. A cominciare dal Dodd-Frank act, una legge approvata dopo la crisi economica del 2008 che concede al governo una serie di poteri – abbastanza limitati – per vigilare sulle attività delle banche. Secondo Musk va eliminata perché vincola il mondo finanziario e nuoce alla sua produttività. Stessa sorte dovrebbe toccare ai controlli sulle criptovalute, che ostacolano lo sviluppo naturale di questo settore e le sue tecnologie, il cui obiettivo finale deve essere riconosciuto e incoraggiato: rendere la moneta, tutte le monete, libere dal controllo degli stati per muoversi nel mondo libero e senza frontiere del capitalismo privato.

Programma per il futuro

Musk sa bene che il mondo degli affari si aspetta molto da lui. La vittoria di Trump è stata accolta da un’impennata delle borse occidentali. Nel pomeriggio dopo le elezioni il Dow Jones ha guadagnato il 3,18 per cento e il Nasdaq il 2,43. E nella notte il bitcoin ha fatto segnare un nuovo record a più di 75mila dollari, in aumento del 9 per cento. Ma è sbagliato pensare che Musk si limiterà a usare quest’influenza per difendere i suoi interessi finanziari ed economici. Da tempo sta pensando di entrare in politica. Ha fatto un primo passo con X, che gli ha permesso di guadagnare una visibilità enorme, anche in campo internazionale. Non ha esitato a intervenire direttamente nel conflitto ucraino, sospendendo l’accesso di Kiev alla rete satellitare Starlink, e poi proponendo un piano per un cessate il fuoco simile a quello di Vladimir Putin. Secondo il Wall Street Journal, Musk ha incontrato più volte il presidente russo.

Nell’estate del 2024 il miliardario ha commentato le violenze xenofobe nel Regno Unito in modo molto duro e provocatorio – “la guerra civile è inevitabile” – suscitando l’indignazione del premier britannico Keir Starmer.

Ma la vittoria di Trump sembra aprire nuovi orizzonti. Anche se la legge statunitense non gli permette di candidarsi – è nato a Pretoria, in Sudafrica – , Musk fatica a nascondere le sue ambizioni politiche.

Da sapere
L’amministrazione che verrà

◆ Dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali sono già emersi segnali dell’influenza di Elon Musk sul prossimo presidente degli Stati Uniti. Secondo un articolo di Axios, il miliardario avrebbe partecipato a una telefonata fra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj. Musk e Trump c0ndividono i dubbi sul sostegno statunitense all’Ucraina.

◆ Il 12 novembre Trump ha annunciato che Musk farà parte di una commissione che avrà il compito di tagliare “drasticamente” le risorse del governo federale.

◆ Secondo il Financial Times, Musk cercherà di convincere Trump a nominare alcuni suoi collaboratori nelle agenzie del governo. “Uno potrebbe essere Steve Davis, che ha gestito la ‘transizione’ a Twitter dopo che il social network è stato comprato da Musk, licenziando l’80 per cento dei lavoratori”.

◆ Ci si aspetta che Musk usi la sua influenza anche per condizionare il rapporto tra l’amministrazione Trump e le aziende tecnologiche. “Tempo fa ha proposto di licenziare Lina Khan, presidente dell’agenzia che si occupa della tutela dei consumatori e che aveva cercato di limitare il potere delle aziende della Silicon valley”, scrive Wired.


Subito dopo la vittoria di Trump si è affrettato a preparare un programma politico per il futuro e ha annunciato che la sua organizzazione elettorale, America Pac, avrebbe avuto una “grande influenza”: “Il nostro lavoro non finisce con questa elezione e si prepara a quelle di metà mandato e per le altre degli incarichi di governo e giudiziari locali”.

Di fatto il miliardario ha idee molto precise sulla direzione in cui devono andare gli Stati Uniti e il mondo. Spinto dalla fede cieca nella tecnologia, Musk ha elaborato una visione in cui la vita delle persone deve essere controllata in ogni dettaglio. La sua ultima ossessione è il crollo delle nascite a livello mondiale (in realtà è preoccupato più che altro per l’occidente e gli uomini bianchi, anche se non lo dice mai apertamente). “Avere dei figli dovrebbe essere una priorità nazionale”, ha scritto su X. Musk è favorevole alle famiglie numerose e pensa che le donne non debbano lavorare, una posizione che lo avvicina ai movimenti evangelici e antiabortisti.

Lui stesso è pronto a impegnarsi in prima persona. Grande sostenitore della fecondazione in vitro, ha concepito in questo modo la maggior parte dei suoi undici figli. “Ha spesso proposto ad amici e conoscenti di usare il suo seme”, riferisce un’inchiesta del New York Times. Ha fatto questa proposta anche a una candidata alle elezioni presidenziali – che ha rifiutato l’offerta – e a diverse dipendenti considerate “ad alto potenziale” delle sue aziende. Una sorta di eugenetica mascherata.

La Silicon valley ha preferito rimanere in silenzio davanti alle dichiarazioni discutibili di Musk. Jeff Bezos, proprietario di Amazon e del Washington Post, ha bloccato un editoriale di sostegno a Kamala Harris pochi giorni prima delle elezioni, una decisione che riassume l’atteggiamento di tutto il settore tecnologico.

Di solito molto presente nel dibattito pubblico, Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, si è fatto notare soprattutto per la sua assenza durante tutta la campagna elettorale. Il social network ha reintegrato Trump dopo averlo bandito nel gennaio 2021, e non ha fatto niente per eliminare le pubblicità che diffondevano notizie false su Harris.

Bill Gates, che dopo aver lasciato la Microsoft si è dedicato alle attività filantropiche, non ha fatto dichiarazioni pubbliche durante la campagna elettorale, anche se in privato ha detto di “temere un secondo mandato di Trump” e di aver fatto una donazione al comitato elettorale democratico. Anche Google e la Apple, gli altri giganti del mondo digitale, hanno preferito rimanere in un imbarazzato silenzio.

L’atteggiamento defilato dei giganti del settore non si spiega solo con la posizione di Musk. Diventato la persona più ricca del mondo, il miliardario domina indubbiamente il settore tecnologico ed è riuscito a coinvolgere nella campagna elettorale dei repubblicani più di cinquanta miliardari. Tuttavia, il cambiamento politico del proprietario della SpaceX – avversario di Trump nel 2016 e suo grande sostenitore nel 2024 – riflette quello di tutta la Silicon valley.

Il settore tecnologico è cambiato molto negli ultimi anni. Non cerca più di mostrarsi creativo e aperto alle nuove idee. I suoi grandi successi – le decine di miliardi di profitti accumulati ogni anno, i capitali che arrivano in continuazione da Wall street e da altre parti del mondo per approfittare di questa espansione e soprattutto dei progressi tecnologici, in particolare nello sviluppo dell’intelligenza artificiale – hanno fatto cadere tutte le barriere. Se un tempo le aziende cercavano di minimizzare o addirittura di nascondere il loro potere, oggi lo rivendicano e vogliono usarlo in modo illimitato.

La battaglia dell’anno scorso sul controllo e sul futuro della OpenAi, che ha realizzato il software d’intelligenza artificiale ChatGpt, illustra bene questo cambiamento. Dopo essere riuscito a rimanere al potere, il fondatore Sam Altman ha estromesso ogni voce critica, prendendo il controllo assoluto della OpenAi. Questa, che fino ad allora era un’organizzazione senza scopo di lucro, sta diventando un’azienda come tutte le altre, e promette di sviluppare tutte le potenzialità dell’intelligenza artificiale senza nessuna restrizione, nonostante gli avvertimenti di numerosi ricercatori e scienziati.

Consapevole che questi giganti stavano conquistando un potere gigantesco in grado di mettere in discussione il suo potere e le sue prerogative, lo stato federale si è bruscamente risvegliato dopo anni di immobilismo. Sono state introdotte norme per la concorrenza e le autorità di regolamentazione hanno preso di mira giganti come Google, accusata di avere un monopolio nelle ricerche online.

L’accusa avrebbe avuto degli effetti concreti in caso di vittoria di Harris, ma rischia rapidamente di cadere con Trump, soprattutto considerata l’influenza di
Musk. L’ascesa del miliardario che sussurra all’orecchio del futuro inquilino della Casa Bianca significa anche questo: l’aumento del potere di questi giganti sulla politica e sui governi, con l’obiettivo di creare un nuovo sistema feudale, globalizzato e basato sulla tecnologia. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 44. Compra questo numero | Abbonati