Nel flusso incessante di video su TikTok – un gatto spaventato da un tostapane, l’evoluzione di Brad Pitt negli anni, i consigli di giardinaggio – uno attira l’attenzione. C’è una giovane donna dall’aspetto curato, in un set costruito in modo impeccabile, che dice: “Il femminismo è un tumore, ecco perché”. È un’affermazione forte nell’era del post- MeToo. La donna si fa chiamare Thaïs d’Escufon, è francese e ha più di centomila follower su TikTok, più del doppio su YouTube.
Nei suoi video tocca sempre gli stessi argomenti: sostiene che le donne moderne sono “irresponsabili”, che la loro infedeltà è più grave di quella degli uomini, si scaglia contro la pillola anticoncezionale e afferma “che gli uomini e le donne non sono uguali”. Tutti contenuti rivolti in particolare a giovani maschi, considerati vittime del femminismo, ai quali fornisce consigli per diventare “veri uomini” e per “conquistare (e tenersi stretta) una donna in gamba”.
Thaïs d’Escufon non è l’unica influencer antifemminista. È un format in crescita, soprattutto negli Stati Uniti. Hannah Pearl Davis, una donna statunitense, ha più di due milioni di iscritti al suo canale YouTube ed è tra le principali esponenti del movimento “red pill”. Ispirato alla pillola rossa del film Matrix – che permette di vedere il mondo per come è in realtà – considera il femminismo una minaccia per la società. In un video visto più di un milione di volte, Hannah Pearl dice che le donne non dovrebbero avere il diritto di voto.
Ma la battaglia antifemminista prende forme diverse a seconda di chi la porta avanti. Non è sempre così esplicita e si rivolge anche alle donne. Ci sono le “tradwives”, sostenitrici di uno stile di vita tradizionale.
Una delle più conosciute è Estee Williams, una statunitense che si presenta sui social network con uno stile anni cinquanta, racconta la sua vita di casalinga e dà consigli di cucina e di bellezza alle follower. Spiega come “attirare uomini virili che potrebbero provvedere ai bisogni della loro famiglia” e sostiene che “è dovere di una buona moglie dare la precedenza ai bisogni del marito rispetto ai propri”. Altre tradwives usano un’estetica più moderna, come Mrs Midwest, che tra un video e l’altro sulla sua vita di mamma chiede di “respingere i messaggi femministi”.
Anche se sono soprattutto uomini gli influencer antifemministi, non sorprende che alcune donne diffondano posizioni di questo tipo: le donne hanno sempre partecipato ai movimenti antifemministi, spiega la storica Christine Bard, curatrice del libro Antiféminismes et masculinismes d’hier et d’aujourd’hui (Antifemminismi e maschilismi, passato e presente, Puf 2019). “La differenza è che oggi grazie a internet le loro idee si diffondono molto più rapidamente e hanno un impatto molto maggiore che in passato. I loro concetti prendono piede e vengono replicati da tantissime persone, superando il filtro delle organizzazioni, dei partiti politici e dei mezzi d’informazione tradizionali”. Ma è difficile misurare con precisione l’impatto reale delle influencer antifemministe. In poche superano il milione di iscritti, ma ce ne sono molte con centinaia di migliaia di follower e poi c’è una galassia di account con numeri ridotti. Ma di sicuro la tendenza è in atto. All’inizio del 2024 l’hashtag #tradwive ha fatto registrare 309 milioni di visite su TikTok.
E le persone interessate sembrano tante. Spiega Cécile Simmons, ricercatrice all’Institute for strategic dialogue e specializzata su disinformazione, radicalizzazione e questioni di genere: “In un contesto di crisi alcune persone trovano rassicuranti valori femminili e maschili tradizionali. L’antifemminismo offre agli uomini una risposta semplice ad alcune sofferenze: ‘Le femministe hanno distrutto la virilità maschile, ora potete riprendere il controllo’. Le donne invece possono essere attirate da discorsi che accusano la società di avergli venduto una bugia”.
La “bugia” è quella delle donne che riescono a conciliare con successo carriera, maternità e vita coniugale, una promessa che, secondo alcune di queste influencer, finisce per portarle alla depressione. Simmons osserva la diffusione del movimento delle tradwives in Francia: “Cominciano ad avere successo, perché si tratta di un fenomeno esteticamente interessante e capace di offrire una comunità a donne che a volte sono esauste e in cerca di un senso”.
Porta d’ingresso
I valori delle influencer non sono sempre espliciti. Le tradwives “raggiungono persone che non conoscono bene le loro idee, ma che sono interessate alla cucina, alla bellezza, alla cura del corpo”, spiega Eviane Leidig, autrice di The women of the far right: social media influencers and online radicalization (Le donne di estrema destra, influencer dei social network e radicalizzazione online, Columbia University Press 2023). “Questi argomenti hanno a che fare con lo stile di vita e sembrano privi di connotazioni politiche, ma di fatto promuovono un’ideologia”. Alcune influencer sostengono di non essere antifemministe e di evitare qualunque forma di politicizzazione. “Nessuna tradwife su TikTok sosterrà mai che le donne devono restare a casa. Invece dirà di aver scelto di fare la casalinga”, spiega Estee Williams in un video. Altre adattano il loro discorso in funzione delle piattaforme, osserva Simmons: “Se si scorre l’account Instagram di Mrs Midwest, per esempio, è quasi impossibile trovare tracce di antifemminismo. I contenuti sono simili a quelli di molte altre trentenni. Ma sul suo sito o sul suo canale YouTube propone un discorso antifemminista molto più articolato”.
Un discorso che può andare molto lontano. “L’antifemminismo è una porta d’ingresso verso altre forme di radicalizzazione, verso l’estrema destra”, dice Simmons. “Oltre alle sue creme preferite, Mrs Midwest consiglia anche libri, come quelli di Stefan Molyneux, autore suprematista canadese”. Altre influencer, come Thaïs d’Escufon, sono più esplicite. “Non voglio nascondere la mia militanza politica e ne sono orgogliosa”, spiega a Le Monde. Prima di aprire un account su YouTube è stata portavoce dell’associazione di estrema destra Génération identitaire, sciolta dal governo nel 2021. E in quel periodo ha partecipato alla preparazione dello striscione “giustizia per le vittime del razzismo contro i bianchi”, mostrato per provocazione sul tetto di un palazzo durante una marcia per Adama Traoré (giovane nero ucciso durante un controllo di polizia nella periferia nord di Parigi). Inoltre ha partecipato a un’operazione contro gli immigrati nei Pirenei nel 2021, con l’obiettivo di “individuare profili sospetti” e “afro-magrebini”, aveva detto all’agenzia France-Presse.
Quando nel giugno 2021 Thaïs d’Escufon ha annunciato l’inizio della sua “crociata su YouTube”, i suoi primi video molto politici (“perché voterò per Éric Zemmour”, “perché non credo nell’assimilazione”) non hanno avuto molto successo. “Quando ho cominciato a occuparmi delle relazioni tra uomini e donne l’interesse è cresciuto”, spiega l’influencer, che così ha deciso di concentrarsi sull’argomento riuscendo ad attirare nuove persone. “Prima mi seguiva solo chi era d’accordo con me”, dice Thaïs d’Escufon. “Ma il mio obiettivo è influenzare il numero più grande possibile di persone”. Per lei il legame tra i vari argomenti è evidente: “Sono le due facce di una stessa medaglia: all’epoca difendevo l’identità europea, oggi difendo l’identità degli uomini e delle donne. Collego tutto questo alla mia lotta per la natalità. Non potremo riconquistare la Francia con uomini che non osano corteggiare educatamente una donna per strada. Ci mancano gli uomini coraggiosi, ne abbiamo bisogno”.
Finché le sue idee non saranno dominanti, l’influencer vuole incoraggiare le persone iscritte al suo canale a cambiare comportamento nella vita di tutti i giorni: “Al contrario di quello che succede per le questioni dell’identità e dell’immigrazione, quando si parla di rapporti tra uomini e donne abbiamo il controllo”.
Figli bianchi
Molte di queste influencer antifemministe si dicono lontane dalla politica e non ne parlano mai, in particolare le tradwives. “Non sono tutte di estrema destra”, osserva Eviane Leidig. “Ma in questa attenzione per i ruoli di genere tradizionali esiste una sovrapposizione con la politica, molto sottile e codificata. E diverse tradwives sono apertamente di estrema destra”. Una di loro, la statunitense Ayla Stewart, aveva già fatto molto parlare di sé nel 2017 quando aveva lanciato una sfida online chiamata “white baby”, nella quale incoraggiava le donne a partorire figli bianchi.
Ma questi discorsi sono davvero convincenti per chi segue online queste influencer? Sono d’accordo con la proposta di Hannah Pearl Davis di abolire il diritto di voto delle donne o lo fanno solo per “hate following” , per seguire sui social network qualcuno che non si apprezza? “Possiamo anche pensare che nessuno ci creda veramente, che non sia una cosa molto seria”, dice Cécile Simmons. “Ma quando questi discorsi si diffondono a macchia d’olio finiscono per normalizzare certe idee”. ◆ adr
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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 60. Compra questo numero | Abbonati