La fascetta gialla che stringe la copertina ha ragione, Viola Di Grado, catanese nata nel 1987, può fare affidamento su “una prosa brillante”. In questo nuovo, bizzarro e inquietante romanzo, torna al tema familiare del lutto. Una ragazza italiana “solitaria” lascia Roma e si trasferisce in Cina dopo la morte del gemello: tutto quello che sappiamo di lei, perfino il nome, riguarda il fratello. In un vortice di solitudine, depressione e abbandono, intreccia una relazione con l’inafferrabile Xu. Le due ragazze si amano di sentimenti commestibili, amore e odio: entrambi in grado di “lasciare scorie terribili di desiderio”. “Tossine subdole, lente, indigeribili”. È una relazione che si consuma sui pavimenti di luoghi che si trasformano in continuazione, fino a non essere più nulla. In questi spazi svuotati di identità, ma pieni di corpi o di pezzi di corpi, la protagonista si offre come un agnello sacrificale ai morsi di Xu. Il libro è costruito per accumulo, elenchi, similitudini, in una “discarica di informazioni” linguistiche, storiche, mitologiche da cui emerge l’ombrosa città di Shanghai. L’esubero di fatti e nozioni esplode in una narrazione a scatole cinesi, che si esprime nell’io della protagonista ma con l’impassibilità della sua amante. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1455 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati