Il nuovo romanzo di Piero Balzoni, già autore di Come uccidere le aragoste (Giulio Perrone Editore 2015), racconta l’attesa di una figlia e il ricordo di un padre che scompare il giorno del suo compleanno, senza lasciare traccia. Una bambina, Alice, una madre, un lago e il suo dio si alternano tra le pagine. All’inizio le ricerche si concentrano dentro e intorno al lago, per poi lasciare lo spazio ai dubbi delle ipotesi e, infine, al silenzio più assordante. In un romanzo delicato, tenero, e allo stesso tempo ricco di suggestioni, l’autore traccia la vita di una famiglia colpita dalla mancanza di qualcosa che la condiziona anche, o forse soprattutto, nell’assenza. La memoria, in questo romanzo, è uno dei personaggi. Confonde, ricrea ricordi, influenza e inevitabilmente sfugge. “Mamma diceva che io dimenticavo sempre tutto e magari stavolta avevo dimenticato la cosa più importante, avevo dimenticato le ultime parole di papà”, dice a un certo punto la protagonista, Alice, l’ultima ad aver visto l’uomo. Frasi brevi, telegrafiche, pensieri e dialoghi che s’intrecciano in un flusso continuo, a tratti soffocante, accompagnano una bambina che cerca di mettere in ordine i propri ricordi e di colmare il dolore di un’onnipresente assenza, anche quando le rane non ci sono più, anche quando “non c’è più niente”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1495 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati