È il momento dei racconti, anche se l’esordio di Anja Boato rientra un po’ a forza in questo genere. Nove capitoli – anzi, otto e mezzo, a voler essere pignoli – uniti da una sorta di legame causa-effetto. Tutto comincia con Tommy e Salvo, due quasi criminali, che devono sbarazzarsi di un cadavere (e di una famiglia di migranti, e di un cane). Il morto è Marione, che lavorava come mascotte in un ristorante e aveva alle spalle sedici tentativi di suicidio. Non va granché bene neanche il diciassettesimo, interrotto dalla conduttrice del mitico Baraonda, trasmissione in declino di una tv locale. I pessimi ascolti hanno causato il suo licenziamento, spingendola di fatto a ricominciare da zero, complice la visita di Alba e Sean Penn, che dicono di essere rispettivamente amante e figlio del marito Diego. Continua così Anja Boato, rendendo protagonista un personaggio secondario del capitolo precedente, esplorando la trama di una sottotrama, proprio come se fosse una matrioska. È una tecnica adottata altrove, su carta e schermo, ma che funziona. Un po’ in prima persona, un po’ in seconda, mettendo in fila personaggi divertenti e intrecci spassosi, l’autrice, finalista al premio Campiello giovani del 2015, compone un mosaico di tutte le storie che si scorgono dentro una singola storia, se solo uno si prende la briga di osservare abbastanza da vicino. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1504 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati