Quasi mi elettrizza leggere la seconda fatica di una scrittrice e constatare che ha fatto un discreto salto. L’esordio di Gabriella Dal Lago, Uto e Gesso, mi era piaciuto, ma se quel romanzo aveva una struttura studiata e visibile, questo ha un’attenzione ai contenuti che emerge già dalle prime venti pagine. In un’estate che si preannuncia come la più calda di sempre, i dipendenti di un’agenzia si ritirano a lavorare insieme in una grande casa di campagna, “come il Decamerone, ma senza la peste”. Greta è preoccupata da tutto, anche che questo ritiro possa sembrare un tentativo di fampany, “unione tra family e company”; Gian che si crogiola in un “amore basato sul senso di colpa”, che forse non risolve il riscaldamento globale ma pazienza. Poi ci sono Laura, Tommi, Alma, Vic, Carlo. Mentre leggo sto guardando la serie Pesci piccoli, anch’essa fotografia di un’agenzia creativa: se il ritmo si fa lento e ripetitivo nella descrizione delle giornate, le parti meglio riuscite sono quelle in cui l’autrice inquadra, con una lente irriverente e ironica, le caratteristiche e le ansie generazionali dei suoi personaggi, dal cambiamento climatico alle dinamiche lavorative, dalla sessualità alla vita online. Un libro divertente e leggero, adatto a un’estate rovente. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati