Torna in libreria, a circa trent’anni dalla prima edizione e con la postfazione di Chiara Valerio, il romanzo d’esordio di Carola Susani che nel 1995 aveva vinto il premio Bagutta. È un romanzo familiare a più voci, una sequenza di racconti in cui alcuni componenti della famiglia raccontano in prima persona la vita quotidiana, momenti di guerra, frammenti di lotta partigiana, storie di emigrazione verso il nord. Narrando i vent’anni tra gli anni trenta e la fine della guerra, le vicende pubbliche intrecciano la storia collettiva e la storia privata, tra matrimoni, figli e funerali. I molteplici io, la polifonia di prime persone in cui la trama si frammenta, rendono la narrazione della borghesia allo stesso tempo esatta, comica, falsata. Come scrive Valerio nella postfazione, “la pratica di quest’io collettivo, io di famiglia, è religiosa”. Si affaccia ovunque una sacralità pervasiva, in cui la religiosità si fa presenza quotidiana nella vita dei personaggi e dialoga con la realtà. Rileggere gli anni trenta dello scorso secolo mentre ci affacciamo a quelli di questo millennio porta un nuovo senso di memoria, rammentando un passato che sembra sempre dietro l’angolo. È un passato che pare rendersi eterno, grazie a quella capacità della vita di mostrarsi ogni volta uguale a se stessa. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1563 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati