Emma ha trentasei anni, e potrebbe essere una di noi donne (ragazze?) della sua generazione. C’è una pratica che si chiama house porn o property porn che consiste nello studiare o sognare case in cui non si riuscirà mai a vivere. Emma ha comprato un cubicolo in un edificio brutalista della periferia londinese, ben lontano dalla casa con giardino che desiderava o dalle case vittoriane che ha spiato dai marciapiedi. Se l’è potuto permettere con il suo stipendio da ricercatrice all’università, che però non è abbastanza per un giardino, un’estetica ricercata e per dover riflettere sulla maternità. Una giornata nella vita di una expat londinese, in attesa di una cena con vecchie amiche, è l’occasione per ripensare alle circostanze familiari, casuali, economiche che l’hanno portata a questo esatto punto della sua esistenza. Il bell’esordio di Carolina Bandinelli svela nel romanzo il suo lato accademico, nelle frequenti citazioni e nell’argomentazione dei fatti. Una storia che si svolge in un lasso di tempo così breve e definito corre il rischio di essere eccessivamente dettagliata. Mi sembra che l’autrice l’abbia evitato, spezzando l’identità dell’autrice in una serie di flashback con cui racconta come diventiamo chi siamo. Un libro ritmato che accelera in alcuni punti, come quando descrive bene il cortocircuito tra desiderio e capitale. Un libro frammentato ed eclettico su una generazione che lo è altrettanto. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1578 di Internazionale, a pagina 83. Compra questo numero | Abbonati