Su Telegram appare un nuovo video: un filmato dell’area fumatori di una grande nave. Le tende sono strappate, le luci rotte e il pavimento è disseminato di cenere e frammenti di vetro. “Ecco quanto bevono sulla nostra nave”, dice il giovane marinaio di coperta ucraino mentre riprende la scena. Un amministratore del gruppo Telegram gli chiede se può condividere il nome della nave. Cambia più volte all’anno, risponde Feliks Bondar (non è il suo vero nome). “All’inizio si chiamava Eagle, ma in Venezuela eravamo la Matador, poi la Shoyo Maru”. La chat è piena di messaggi simili: storie di navi malmesse, marinai non pagati e proprietari che cambiano il nome alle navi o manipolano i sistemi di identificazione automatica.

Il gruppo Telegram ospita più di ottomila marinai. Alcuni sono appena usciti dall’istituto nautico, altri sono capitani di lungo corso. Tutti sono nella chat perché vorrebbero sentirsi sicuri in mare aperto. Raccontando i fatti e facendo i nomi, quando possono, condividono informazioni sulle navi da evitare, fornendo dettagli come i pasti di scarsa qualità e i frequenti ritardi nei pagamenti. Ma negli ultimi anni, con l’aumento dei marinai coinvolti senza volerlo nella flotta fantasma che contrabbanda il petrolio dell’Iran, della Russia o di altri paesi colpiti da sanzioni, il passaparola online si è evoluto: oltre a dare consigli a chi cerca un datore di lavoro affidabile, è diventato un modo per evitare di aiutare il nemico.

La vita di un marinaio a contratto non è facile. Spesso si passa di nave in nave, di contratto in contratto e di paese in paese. Tuttavia il crescere della flotta fantasma e la guerra in Ucraina pongono nuovi rischi. All’inizio del 2023 Bondar si è rivolto alla rete dei marinai su Telegram dopo un incarico particolarmente problematico: ingaggiato da un’agenzia di reclutamento con sede in Ucraina, ha scoperto che il nome della nave a cui era stato assegnato era stato cancellato con la vernice e che il transponder era stato staccato. Una nota sul dispositivo avvertiva di non riaccenderlo. Dopo un viaggio di sei mesi per contrabbandare petrolio in Cina, all’equipaggio è stato detto che l’operazione successiva sarebbe stata a Koz’mino, in Russia. L’invasione dell’Ucraina era cominciata. Bondar e gli altri ucraini a bordo si sono rifiutati di lavorare e l’azienda che gestiva la nave li ha licenziati tutti, scaricandoli nel porto più vicino in Cina.

Depressione e ansia

Il tributo richiesto dalla guerra in Ucraina è pesante, non solo tra i soldati al fronte, ma anche tra gli ucraini in tutto il mondo. All’inizio del 2024 l’ong britannica Stella Maris ha riferito che tra i marinai ucraini si registra un aumento dei casi di depressione e ansia. Queste persone cercano di mantenere le famiglie e si preoccupano per la sicurezza dei loro cari, per il futuro del paese, per le tensioni con i marinai russi e per la paura di essere arruolati se tornassero a casa.

La vicenda di Bondar non è insolita. Il reclutamento per la flotta fantasma avviene attraverso una rete di agenzie, società di facciata e proprietari di navi senza scrupoli. Le agenzie spesso sanno poco delle navi, di quello che trasportano o dei loro proprietari, e questo crea le condizioni ideali per un inganno. Secondo i dati sul reclutamento marittimo, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022 almeno sei agenzie di equipaggio ucraine sono state coinvolte nella fornitura di marinai a dieci navi russe.

Mazhnuna Karaca, dell’agenzia ucraina Dese Crew Management, racconta di aver scoperto solo a cose fatte che senza volerlo stava contattando marinai per conto dei contrabbandieri di petrolio russo. L’8 febbraio 2023 sui forum di annunci di lavoro nel settore marittimo è apparsa un’offerta per un incarico su una grande petroliera. Il numero ufficiale di identificazione della nave e altri dettagli erano assenti. Tuttavia Karaca ha confermato che si trattava della Danica, una nave inclusa da dicembre 2022 in una lista nera delle navi appartenenti alla flotta fantasma compilata dall’ong statunitense United aganist nuclear Iran.

La Dese Crew Management ha cercato di reclutare marinai per la Danica e per altre navi che, come ha scoperto in seguito, appartenevano alla flotta fantasma russa. Per fortuna, dice Karaca, non ci è mai riuscita: “Ma solo perché tra i marinai le voci corrono in fretta”. Ogni volta che la Dese trovava un candidato adatto alla Danica, il marinaio cambiava improvvisamente idea. Karaca e i suoi colleghi erano confusi, finché hanno scoperto una chat online tra marinai piena di dettagli.

Scavando ancora più a fondo, Karaca ha saputo che in origine l’azienda proprietaria della Danica si chiamava Sand & Sea Marine. Poi aveva assunto il nome di Linda Shipping per sfuggire alla cattiva reputazione, dovuta al fatto che navigava in condizioni poco sicure, pagava in ritardo e abbandonava a terra dei marinai. Una volta saputo del coinvolgimento della Danica e di altre navi nella flotta fantasma, la Dese Crew Management le ha immediatamente inserite in una lista nera. Altre agenzie però sono state meno scrupolose. Su Telegram alcuni marinai sospettano addirittura che si siano infiltrate nel gruppo per postare false recensioni delle navi per le quali cercano personale. Per fortuna i marinai non sono creduloni: “Sono bot oppure il loro capo gli ha detto cosa dire”, ha scritto un marinaio sotto una serie stranamente positiva di recensioni. “Si affannano tanto a dire che non sono truffatori che mi sono convinto del contrario”, ha aggiunto un altro.

A dicembre del 2023 l’International maritime organization (Imo), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa del trasporto marittimo internazionale, ha chiesto agli stati di impegnarsi di più per contrastare la flotta fantasma. L’Unione europea ha annunciato nuove sanzioni in base alle quali è obbligatorio rivelare i dettagli di qualsiasi petroliera venduta ai russi, in modo che i governi possano bloccare la compravendita se ritengono che la nave potrebbe finire nella flotta fantasma. Le future linee guida potrebbero estendere la Convenzione sul lavoro marittimo, invitando gli stati ad assicurarsi che le agenzie di reclutamento ricevano i numeri forniti dall’Imo per identificare le navi con cui lavorano prima di cercare personale. Finché la flotta fantasma non sarà sotto controllo, i marinai continueranno il passaparola a pelo d’acqua e faranno tutto il possibile per mantenere se stessi e anche gli altri al sicuro. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati