Nel parco nazionale White sands, nel New Mexico (Stati Uniti), sono state trovate le più antiche impronte umane del Nordamerica. Appartengono a vari individui, anche a dei bambini. La datazione di alcuni semi fossili al radiocarbonio le fa risalire a 23mila-20mila anni fa. Le impronte, scrive Science, potrebbero essere la prova che la colonizzazione delle Americhe cominciò prima di quanto si pensava. Le lance di pietra della cultura clovis, trovate in passato in Nordamerica, avevano datato l’arrivo degli esseri umani intorno a 13mila-11mila anni fa, quando la recessione di un ghiacciaio aveva creato un corridoio di terra nel Canada centrale. Altri siti archeologici avevano anticipato l’arrivo a 16mila anni fa, con una rotta diversa dalla Siberia. Ora le impronte di White sands rendono “estremamente probabile” che i coloni siano arrivati prima, viaggiando lungo la costa del Pacifico.
Le impronte di White sands
Malaria più resistente
Anche in Africa è stata osservata la resistenza all’artemisinina, un farmaco fondamentale nella lotta alla malaria. Il parassita della malaria, il Plasmodium falciparum, non è più ucciso efficacemente dal farmaco. La resistenza all’artemisinina era stata segnalata già da anni in sei paesi del sudest asiatico, mentre in Africa c’erano stati solo casi sporadici, soprattutto in Ruanda. In un nuovo studio, condotto nel nord dell’Uganda, è emerso che circa il 20 per cento dei pazienti aveva un tipo di plasmodio resistente al farmaco. È un problema globale, perché nel continente si registra il 90 per cento dei casi della malattia. Nel 2019 la malaria ha causato 409mila morti nel mondo, mentre i casi totali sono stati 229 milioni. I ricercatori hanno analizzato il patrimonio genetico dei parassiti, individuando in quelli resistenti mutazioni diverse da quelle presenti in Asia. Si pensa quindi che la resistenza si sia sviluppata in modo indipendente nei due continenti. Secondo i ricercatori, è importante condurre indagini su vasta scala: conoscere a fondo le mutazioni può aiutare a contenere la resistenza ai farmaci. ◆
Come nascono i cavallucci
I cavallucci marini si distinguono dagli altri animali perché sono i maschi a partorire: le femmine depongono le uova fecondate in una tasca addominale del maschio, dove avviene la schiusa. Da una nuova ricerca sul cavalluccio marino panciuto (Hippocampus abdominalis) è emerso che la tasca funziona come una placenta umana, fornendo agli embrioni tutto ciò di cui hanno bisogno, dall’ossigeno ai nutrienti. Con l’avanzare della gestazione la parete della tasca si assottiglia, scrive la rivista Placenta. Poi, subito dopo il parto, la tasca riprende la sua forma originaria.
Le caratteristiche degli etruschi
L’analisi del dna estratto da reperti ossei ha permesso di ricostruire le caratteristiche genetiche degli etruschi, che risultano simili a quelle dei popoli vicini. Queste caratteristiche sarebbero state ereditate dalle ondate migratorie arrivate in Europa in epoca preistorica. Le analisi sembrano smentire l’ipotesi dell’origine anatolica, usata per spiegare la persistenza dell’etrusco, una lingua molto diversa dal latino e probabilmente non indoeuropea. Lo studio è stato pubblicato su Science Advances. Nella foto: un piatto etrusco
Parti prematuri per lo smog
L’inquinamento atmosferico potrebbe essere collegato a sei milioni di nascite premature nel mondo. Il fenomeno dipende in buona parte dalla scarsa qualità dell’aria all’interno delle abitazioni, dovuta ai combustibili inquinanti usati per cucinare. La maggior parte delle nascite premature potrebbe essere prevenuta migliorando la qualità dell’aria nel sudest asiatico e in Africa subsahariana. Tuttavia, scrive Plos Medicine, bisogna introdurre dei correttivi anche nei paesi ricchi.
Astronomia Le alluvioni provocate dai laghi hanno plasmato il panorama di Marte, ipotizza uno studio pubblicato su Nature. Circa 3,5 miliardi di anni fa le alluvioni avrebbero eroso buona parte del materiale dei canyon. Secondo gli autori, bisogna tenere conto di questi aspetti quando si paragona il paesaggio di Marte a quello terrestre.
Neuroscienze L’ippocampo, una regione del cervello, potrebbe avere il ruolo di riunire le informazioni in un’unica storia. In un esperimento descritto su Current Biology è stato chiesto ai volontari di ricordare parti di brevi storie, che erano separate o facevano parte di un racconto unico. Nel secondo caso l’ippocampo era particolarmente attivo e permetteva di ricordare più dettagli. La ricerca potrebbe essere utile nello studio dell’invecchiamento e delle demenze.
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