Nelle ultime due settimane di settembre almeno cinque migranti di origine irachena sono morti per assideramento in Polonia, nell’area intorno a Usnarz Górny. Il 2 settembre il governo di Varsavia aveva proclamato lo stato d’emergenza in due regioni di confine con la Bielorussia per impedire l’ingresso ai migranti. Il 30 settembre il parlamento ha prorogato la misura per sessanta giorni, scrive Balkan Insight. Le organizzazioni per i diritti umani accusano la polizia di frontiera polacca di rimandare i migranti in Bielorussia e chiedono di mettere fine a questa pratica, contraria alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951 e alle leggi dell’Unione europea.
Vittime della frontiera
Georgia Il 1 ottobre l’ex presidente Mikheil Saakashvili è stato arrestato al suo rientro nel paese, dopo otto anni trascorsi in Ucraina. Saakashvili voleva sostenere l’opposizione in vista delle amministrative del 2 ottobre, vinte dal partito di governo Sogno georgiano.
Romania Il governo liberale di Florin Cîţu è caduto il 5 ottobre dopo un voto di sfiducia del parlamento. Il presidente Klaus Iohannis ha annunciato consultazioni per un nuovo esecutivo.
Rivelazioni prima del voto
Il primo ministro della Repubblica Ceca, Andrej Babiš (nella foto), è tra le figure di alto profilo citate nell’inchiesta Pandora papers del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij). Babiš è accusato di aver “versato 19 milioni di euro nel 2009 a società di copertura per comprare un castello in Francia”, scrive Politico. Le rivelazioni, fa notare il quotidiano slovacco Sme, sono arrivate a pochi giorni dalle elezioni legislative dell’8 e 9 ottobre: “Il fatto che Babiš abbia nascosto tanti soldi al fisco per spostarli alle Isole Vergini Britanniche non coglie di sorpresa né i suoi oppositori né i suoi sostenitori. È solo una coincidenza se le rivelazioni sono emerse poco prima del voto, ma è giusto che gli elettori sappiano”. Il partito di Babiš, Ano, è in leggero vantaggio su quelli dell’opposizione, ma secondo i sondaggi non ha più la popolarità di cui godeva nel 2017.
La condanna a Sarkozy
Il 30 settembre l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato condannato in primo grado a un anno di prigione per finanziamenti illegali alla sua campagna per le presidenziali del 2012. In particolare Sarkozy e gli altri quattordici imputati nel caso Bygmalion sono stati riconosciuti colpevoli di aver emesso fatture false e aver superato il tetto stabilito dalla legge per le spese elettorali, che ammonta a 20 milioni di euro. Sarkozy, 66 anni, potrà scontare la pena ai domiciliari. Molti politici di destra gli hanno espresso solidarietà, lanciando gravi attacchi ai giudici, fa notare il quotidiano Libération. “Ma queste dichiarazioni sono solo rumore di fondo. La magistratura ha finalmente deciso che la Francia deve entrare nel gruppo dei paesi dove gli eletti sono chiamati a rispondere dei loro crimini di fronte alla giustizia come tutti gli altri”, fa notare il direttore Dov Alfon. “È la prima volta che sotto la quinta repubblica un ex presidente è condannato al carcere per reati commessi ai tempi in cui era in carica”. ◆
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati