L’arresto, il rapimento, lo stupro e l’omicidio di Sarah Everard commessi da un agente della polizia metropolitana di Londra (Met) hanno scosso irrimediabilmente la fiducia dell’opinione pubblica britannica nelle forze dell’ordine. Il 30 settembre l’agente Wayne Couzens è stato condannato all’ergastolo.
Ai familiari di Everard e a chi le voleva bene è stato inflitto un dolore insopportabile. Allo stesso tempo molte donne hanno accolto con orrore il progressivo svelamento dei dettagli dell’omicidio e la risposta della polizia, che si è preoccupata di dare consigli su come proteggersi dagli agenti pericolosi piuttosto che pensare a una riforma per risolvere il problema della sua misoginia istituzionale.
La polizia, dominata dagli uomini, è influenzata dalle norme e dalle aspettative della società. Uomini prevaricatori e violenti sono attratti da mestieri che offrono potere e controllo. E lo stato concede enormi poteri ai poliziotti perché mantengano l’ordine e proteggano le vittime dai crimini. Sapere che un agente ha usato quei poteri per rapire e uccidere una donna – presentando il suo tesserino per arrestarla e mettendole le manette per impedirle di reagire – erode inevitabilmente il principio di gestione dell’ordine pubblico basata sul consenso, l’idea cioè che l’autorità della polizia sia subordinata all’approvazione della cittadinanza e alla capacità degli agenti di ottenerne il rispetto.
I campanelli d’allarme sul poliziotto condannato – varie accuse di esibizionismo, l’ultima pochi giorni prima dell’omicidio di Everard, il fatto che fosse soprannominato the rapist (lo stupratore) dai colleghi, i messaggi osceni e misogini che condivideva su WhatsApp – sono stati ignorati o non sono stati tenuti in considerazione. I vertici della Met hanno avuto mesi per preparare una risposta alla sentenza. Avrebbero dovuto ammettere i tragici errori commessi, chiedere un’indagine indipendente sulla misoginia istituzionale nella polizia e annunciare cambiamenti nei processi di selezione e controllo degli agenti. Invece la commissaria Cressida Dick non ha dato notizia di provvedimenti e il suo vice, Steve House, ha ribadito che vige la “tolleranza zero” nei confronti di ogni forma di misoginia.
Un fallimento generale
La Met ha dato alle donne indicazioni inadeguate su come comportarsi se hanno dei dubbi sulle motivazioni di un poliziotto che agisce da solo: cercare di fermare un autobus di passaggio, sfidare l’agente o chiamare il numero dedicato alle emergenze per verificarne l’identità. Questi metodi contribuiscono a erodere il consenso su cui dovrebbe basarsi l’operato della polizia. L’unica cosa in grado di rassicurare le donne sarebbe vedere che quest’istituzione ha riformato le procedure con cui controlla e valuta gli agenti.
◆ Il 30 settembre 2021 il tribunale penale centrale di Londra ha condannato all’ergastolo l’ex agente di polizia Wayne Couzens per l’omicidio di Sarah Everard. Il 3 marzo 2021 Couzens aveva fermato Everard, 33 anni, mentre tornava a casa a piedi nella zona sud di Londra, accusandola di aver infranto le disposizione anticovid. L’uomo l’aveva ammanettata e fatta salire sulla sua auto, conducendola fuori città, fino a un bosco nel Kent dove l’aveva stuprata e uccisa. Il 9 marzo Couzens è stato arrestato per l’omicidio. I resti di Everard sono stati trovati il giorno dopo. Il caso ha suscitato durissime critiche alla polizia, e durante una veglia organizzata in memoria della vittima il 13 marzo ci sono state tensioni tra le forze dell’ordine e le donne presenti. Il 5 ottobre la ministra dell’interno Priti Patel ha annunciato un’inchiesta sui “fallimenti sistemici” della polizia di Londra. Bbc, The Guardian
Per ripristinare la fiducia nella polizia servirebbe un’inchiesta simile a quella seguita all’omicidio di Stephen Lawrence (un ragazzo d’origine giamaicana accoltellato a morte nel 1993 da un gruppo di giovani bianchi che gli urlavano insulti razzisti). Ci sono certamente molti poliziotti in prima linea che dimostrano immenso coraggio e dedizione. Sono però traditi – e con loro i cittadini – da una cultura del comando marcia, che non ha preso in considerazione i numerosi campanelli d’allarme sui problemi di misoginia e razzismo nella Met e nelle altre forze dell’ordine.
Ci sono stati agenti della polizia londinese che per lavorare sotto copertura hanno usato le identità di bambini morti molti anni prima, e hanno ingannato donne con cui hanno avuto relazioni di lungo periodo e perfino figli. Il Centre for women’s justice ha presentato un esposto in cui denuncia l’incapacità della polizia di indagare sugli agenti accusati di violenze e abusi contro le donne. Due agenti della Met sono stati accusati di aver scattato e condiviso delle foto con i cadaveri di due sorelle uccise a coltellate. Un rapporto dell’organismo di controllo della polizia ha rilevato “problemi, irregolarità e incongruenze” nel modo in cui le forze dell’ordine affrontano il problema della violenza contro le donne. Questi insuccessi si collocano sullo sfondo di una più generale incapacità della società di affrontare e prevenire il problema della violenza contro le donne e le bambine.
La punta dell’iceberg
Nel Regno Unito ogni tre giorni una donna è uccisa da un uomo. Questi femminicidi sono la punta dell’iceberg dell’epidemia di violenza maschile contro le donne e i bambini, e nonostante questo i servizi di accoglienza e supporto per le vittime di abusi sono stati tagliati. Allo stesso tempo è crollato il numero delle condanne per stupro e violenze domestiche – anche per colpa della carenza di fondi per la polizia, le procure e i tribunali – depenalizzando di fatto la violenza maschile nei confronti delle donne. Si parla solo di come le donne debbano comportarsi per proteggersi, mentre mancano le strategie su come prevenirla.
La violenza contro le donne dovrebbe essere trattata come altri tipi di violenza su base ideologica: cioè come una forma di terrorismo. Questo significherebbe destinare maggiori risorse per prevenire la morte di più di cento donne all’anno e le violenze contro moltissime altre. La risposta terribilmente inadeguata della Met all’omicidio di Sarah Everard dimostra che questo non potrà avvenire senza un’inchiesta indipendente sulla misoginia istituzionale nel più grande corpo di polizia del Regno Unito. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1430 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati