Per promuovere il senso di appartenenza alla Cina tra gli studenti, tutte le scuole di Hong Kong dovranno esporre la bandiera cinese e tenere una volta alla settimana la cerimonia dell’alzabandiera, scrive l’Hong Kong Free Press. L’introduzione del nuovo “curriculum patriottico” nelle scuole sta spingendo molte famiglie a emigrare. Quest’anno ci saranno 64 prime elementari in meno.
In fuga dal patriottismo
Botta e risposta
“Non ci piegheremo alle pressioni di Pechino”: la presidente Tsai Ing-wen (nella foto), parlando il 10 ottobre in occasione della festa nazionale di Taiwan, ha replicato così alle parole del presidente cinese Xi Jinping, che il giorno prima aveva detto: “La riunificazione va realizzata in modo pacifico”. Xi era intervenuto dopo giorni di incursioni aeree cinesi vicino alla zona di difesa aerea taiwanese, scrive New Bloom. “Taipei rifiuta il percorso offerto da Pechino”, ha detto ancora Tsai, “perché non garantisce la democrazia a Taiwan né la sovranità ai 23 milioni di taiwanesi”.
Liberi dal lockdown
L’11 ottobre Sydney ha festeggiato la fine di un lockdown durato 107 giorni. Raggiunto il traguardo del 70 per cento di persone sopra i 16 anni vaccinate con due dosi, la città ha riaperto negozi, bar, ristoranti, palestre e piscine, e tolto il limite di cinque chilometri agli spostamenti. Melbourne, invece, dovrà aspettare la fine di ottobre. Con più di 250 giorni di confinamento in tutto, la città è la “capitale mondiale dei lockdown”. Come mai? Fin dall’inizio della pandemia il governo locale ha puntato all’eliminazione del covid-19, imponendo lockdown lunghi e rigidi. Questo, scrive The Age, può aver consumato la forza di volontà dei cittadini, necessaria oggi a contrastare la diffusione della variante delta del virus.
Aiuti necessari
Durante il vertice sulla crisi in Afghanistan che si è tenuto il 12 ottobre in videoconferenza, i leader e i ministri del G20 hanno deciso di mandare aiuti attraverso l’Onu e le sue agenzie. L’Unione europea si è impegnata a donare un miliardo di euro per affrontare la crisi umanitaria in corso e altre risorse arriveranno dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca Mondiale, scrive Tolo News. Avere contatti con i taliban sarà inevitabile, ha detto il presidente di turno del G20 Mario Draghi, ma questo non significa riconoscerne il governo.
A corto di energia
L’India rischia una crisi energetica dovuta alla carenza di carbone. Otto centrali elettriche su dieci rimarranno senza carburante nel giro di pochi giorni e in vari stati i blackout sono già cominciati. La crisi, scrive Asia Times, è legata alle piogge intense che a settembre hanno colpito le miniere di carbone nel paese, da cui arriva l’80 per cento del combustibile delle centrali ma anche a una pianificazione sbagliata delle scorte.
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