“La BgfiBank, il più importante gruppo finanziario dell’Africa centrale, ha sempre avuto buoni rapporti con i capi di stato della regione. Ma nessuno finora sapeva con certezza quanto fossero stretti e sospetti. Una nuova inchiesta, che si è basata su 3,5 milioni di email e documenti trapelati alla Piattaforma per la protezione degli informatori in Africa (Pplaaf), mostra che la banca ha svolto un ruolo chiave nel sottrarre alla Repubblica Democratica del Congo centinaia di milioni di dollari di denaro pubblico”, scrive The Continent. Secondo l’inchiesta Congo Hold-up, a cui hanno partecipato i giornalisti di 19 mezzi d’informazione internazionali e i ricercatori di cinque ong, la BgfiBank è stata per anni al centro di una truffa che ha permesso alla famiglia dell’ex presidente Joseph Kabila di appropriarsi di fondi della Banca centrale e di altre istituzioni congolesi, e di riciclare denaro sporco per l’ammontare di 243 milioni di dollari. “In un’occasione da un conto dei Kabila sono stati prelevati 6 milioni di dollari in una volta sola. Tutto questo mentre 60 milioni di congolesi vivono con meno di 1,90 dollari al giorno”. ◆
Segreti bancari
Contro la discarica
Il presidente tunisino Kais Saied, che dal 25 luglio ha assunto i pieni poteri e governa a forza di decreti, il 20 novembre ha assicurato al segretario di stato statunitense Antony Blinken che “sta preparando l’uscita dallo stato d’eccezione”, scrive Jeune Afrique. Intanto il 9 novembre ad Agareb, nel centro del paese, sono scoppiate le più ampie proteste dal colpo di mano di Saied. “La riapertura della discarica”, scrive Inkyfada, “ha rilanciato un movimento che chiede la sua chiusura definitiva. La risposta è stata la repressione”.
Esitanti sui vaccini
Anche se appena il 5 per cento della popolazione keniana è stato vaccinato contro il covid-19, il ministro della salute Mutahi Kagwe ha annunciato che dal 21 dicembre per entrare negli uffici pubblici, in molte aziende e negozi servirà il certificato vaccinale. Criticata e considerata incostituzionale da attivisti e avvocati, la misura dovrebbe servire a convincere gli scettici, spiega The Standard. Il ministro, però, deve chiedersi perché tante persone esitano a vaccinarsi. Circolano molte notizie false sui vaccini, che andrebbero combattute con una corretta campagna d’informazione.
Mondiali senza riforme
A un anno dall’inizio dei Mondiali di calcio in Qatar, diversi osservatori si chiedono se il paese abbia fatto dei passi avanti nella realizzazione delle riforme, soprattutto nel settore del lavoro. Negli anni scorsi sono state denunciate le terribili condizioni dei lavoratori, principalmente stranieri, incaricati di costruire gli stadi dove si giocheranno le partite tra il 21 novembre e il 18 dicembre 2022. Nel settembre del 2020 sono entrate in vigore nuove leggi sull’occupazione, compresa l’abolizione della kafala, il sistema che lega i dipendenti al datore di lavoro. Ma vari attivisti per la difesa dei diritti umani hanno detto al giornale britannico The Guardian che l’applicazione delle riforme è ancora “lontana” e che la fine della kafala è un “miraggio”. Un documento di Amnesty international del 16 novembre sottolinea che nell’ultimo anno “sono riapparse pratiche illegali”. Un rapporto pubblicato due giorni dopo dall’Organizzazione internazionale del lavoro denuncia che nel 2020 in Qatar sono morti almeno 50 lavoratori.
Un accordo contestato
Il quotidiano Al Taghyeer riferisce che il 21 novembre Abdallah Hamdok – che era agli arresti domiciliari dal colpo di stato del 25 ottobre – ha trovato un accordo con la giunta militare di Abdel Fattah al Burhan e ha ripreso le funzioni di primo ministro. L’intesa prevede anche la liberazione dei prigionieri politici. Tuttavia per i manifestanti che continuano a scendere in piazza sfidando la violenta repressione delle forze di sicurezza un accordo con Al Buhran è impensabile, considerato che dalla fine di ottobre sono stati uccisi 41 manifestanti. Anche tra i componenti dell’ex governo civile di Hamdok non c’è unanimità sul patto, mentre la comunità internazionale sembra favorevole.
Somalia Abdiaziz Mohamud Guled, direttore di radio Muqdisho, è stato ucciso in un attentato suicida il 20 novembre a Mogadiscio (nella foto, i funerali).
Etiopia Prevedendo un’escalation delle violenze, il 23 novembre Francia e Germania hanno chiesto ai loro connazionali di lasciare il paese. L’Onu ha cominciato il rimpatrio delle famiglie dei dipendenti non etiopi.
Israele-Palestina Una persona è morta e tre sono state ferite in un attentato compiuto il 21 novembre da un palestinese con un’arma da fuoco nella città vecchia di Gerusalemme. L’aggressore, Fadi Abu Shkhaydem, è stato ucciso dalla polizia.
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