Al senato degli Stati Uniti sono in corso le audizioni per la conferma di Ketanji Brown Jackson alla corte suprema. Jackson è stata nominata dal presidente Joe Biden, che si è impegnato a portare una donna afroamericana nel massimo organo della giustizia statunitense. Per confermarla servono 51 voti. I democratici dispongono di cinquanta voti più quello della vicepresidente Kamala Harris. Vox critica il comportamento dei senatori repubblicani, che “stanno usando questa procedura per incitare gli ambienti più radicali del loro elettorato”. ◆
Non si può più dire niente?
“Negli Stati Uniti la libertà d’espressione è in pericolo”, ha scritto il New York Times in un editoriale che ha aperto un acceso dibattito. Secondo il giornale, lo scontro sempre più aspro tra destra e sinistra sulla cancel culture (il boicottaggio per escludere dal dibattito pubblico chi promuove idee e comportamenti discriminatori) ha creato una dinamica pericolosa. “Molti progressisti dicono che la cancel culture non esiste e che è solo una copertura per promuovere odio e bigottismo: molti conservatori hanno sostenuto forme di censura ancora più estreme in risposta ai rapidi cambiamenti sociali. Il risultato è che molti statunitensi sono confusi su quello che si può o non si può dire”. Secondo un sondaggio del New York Times e del Siena College, solo il 34 per cento degli statunitensi dice di credere che tutti abbiano piena libertà d’espressione. Inoltre il 46 per cento dice di sentirsi meno libero di parlare di politica rispetto a dieci anni fa. Secondo Will Bunch, opinionista del Philadelphia Inquirer, il New York Times ingigantisce il tema della cancel culture e minimizza i pericoli creati dalla destra. “I casi di persone ‘cancellate’ sono duecento in quarant’anni. Tra il 2021 e il 2022 i repubblicani hanno presentato 175 leggi che vietano agli insegnanti di affrontare con gli studenti argomenti controversi sul razzismo e il genere” .
Scontro su Telegram
Il 20 marzo, considerando che tutte le richieste erano state soddisfatte, la corte suprema brasiliana ha deciso di revocare la sospensione di Telegram, la popolare app di messaggistica molto usata anche dal presidente di estrema destra Jair Bolsonaro e presente nei telefoni di più di cinquanta milioni di brasiliani. Il 18 marzo il giudice del tribunale, Alexandre de Moraes, aveva ordinato d’interrompere il servizio, accusando i gestori dell’app di non fare abbastanza per impedire la diffusione di notizie false, di non aver bloccato i messaggi pubblicati dal blogger Allan dos Santos, sostenitore di Bolsonaro e sotto inchiesta per disinformazione. Pavel Durov, amministratore delegato di Telegram, ha poi spiegato che il ritardo nell’adempiere alle richieste della corte era dovuto a un “problema di comunicazione” con il tribunale e in particolare a degli indirizzi email sbagliati. “È servita una misura estrema affinché Telegram finalmente rispettasse le indicazioni della giustizia brasiliana, dopo mesi in cui si comportava come se fosse al di sopra della legge”, scrive in un editoriale il quotidiano Folha de S.Paulo. “La vicenda ha dimostrato che in un anno di elezioni la giustizia brasiliana è disposta a usare tutta la sua autorità, ma ha anche evidenziato i pochi mezzi che ha a disposizione” .
Libertà per Fujimori
Il 17 marzo migliaia di persone sono scese in piazza a Lima e in altre città del Perù per protestare contro la decisione della corte suprema che ha disposto la liberazione dell’ex dittatore Alberto Fujimori, 83 anni, condannato nel 2009 a venticinque anni di carcere per corruzione e crimini contro l’umanità. “Il tribunale”, spiega Bbc mundo, “ha ristabilito la grazia che era stata concessa nel 2017 dall’ex presidente Pedro Pablo Kuczynski per ragioni umanitarie e motivi di salute. Nel 2018 però la grazia era stata revocata per una serie d’irregolarità tecniche”. L’attuale presidente Pedro Castillo (sinistra), che affronta una procedura di destituzione in parlamento a cui dovrà rispondere il 28 marzo, non ha rilasciato commenti o dichiarazioni.
Nicaragua Il 21 marzo la leader dell’opposizione Cristiana Chamorro è stata condannata a otto anni di prigione per riciclaggio e falso ideologico. Era stata arrestata prima delle elezioni presidenziali del novembre 2021, in cui avrebbe dovuto sfidare l’attuale capo dello stato, il sandinista Daniel Ortega.
Messico Il 15 marzo il giornalista Armando Linares è stato assassinato nello stato di Michoacán, nell’ovest del paese. Lavorava per un sito locale, Michoacán Monitor. È l’ottavo giornalista a essere ucciso in Messico dall’inizio dell’anno.
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