Il 1 giugno Sheryl Sandberg (nella foto) ha annunciato che entro la fine del 2022 lascerà la carica di direttore esecutivo alla Meta, l’azienda che controlla tra l’altro Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger. La dirigente, scrive il New York Times, ha dichiarato che intende concentrarsi sulle sue attività filantropiche e sulla sua fondazione Lean in. Quest’estate, inoltre, sposerà il produttore televisivo Tom Bernthal. Arrivata da Google nel 2008, Sandberg ha avuto un ruolo chiave nella costruzione del modello basato sulle inserzioni che ha reso la Meta una delle aziende più ricche del mondo: oggi la quasi totalità delle entrate del gruppo proviene dalla pubblicità. Le sue dimissioni, osserva il Wall Street Journal, “hanno sorpreso anche le persone più vicine al colosso tecnologico. Ma in realtà sono il culmine di un lungo processo in cui una delle manager più potenti della Silicon valley era sempre più stanca e lontana dall’azienda che ha contribuito a far crescere”. Negli ultimi tempi, inoltre, Sandberg ha più volte dichiarato di “essere diventata un capro espiatorio per i molti problemi della Meta”, soprattutto quelli legati agli scandali sull’abuso dei dati personali degli utenti. Una persona che ha lavorato a lungo con lei ha detto che “è stata presa di mira in modi che non sarebbero mai stati usati con un uomo”. Sandberg, conclude il quotidiano finanziario, “è stata poco coinvolta anche nella decisione di Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, di spostare l’azienda nel campo della realtà virtuale”. ◆
Perché Sandberg andrà via
Accordo sui salari
Il 7 giugno i negoziatori del Consiglio europeo e del parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulla bozza di direttiva sul salario minimo, scrive la Reuters. Una volta adottata, la nuova legge si propone l’introduzione di un salario minimo obbligatorio che garantisca condizioni di vita e di lavoro dignitose in tutta l’Unione europea. La direttiva incentiva in particolare la contrattazione collettiva come strumento per stabilire il salario minimo. Quest’accordo conclude un iter cominciato nell’ottobre 2020. In precedenza il provvedimento era stato approvato dal Consiglio europeo, il 6 dicembre 2021. Poi il 25 novembre 2021 il parlamento aveva deciso di negoziare un’intesa. Le trattative erano partite nel gennaio 2022. Adesso l’accordo deve essere ratificato dal Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) e in seguito sia dal Consiglio europeo sia dal parlamento europeo. Quindi i paesi dell’Unione avranno due anni di tempo per convertire la direttiva in legge nazionale. ◆
Manager in fuga
Gli investimenti e i progetti di sviluppo voluti dal principe Mohammed bin Salman rischiano di andare in fumo perché molti manager stranieri si pentono di aver accettato un incarico in Arabia Saudita a causa di un ambiente di lavoro ostile, scrive il Wall Street Journal. Il caso più eclatante riguarda uno dei progetti più ambiziosi, l’azienda che gestisce la realizzazione della città ipertecnologica di Neom, guidata da Nadhmi al Nasr, un protetto di Bin Salman. “Molti dipendenti stanno fuggendo da un ambiente dove gli stranieri sono continuamente denigrati, devono rispondere a domande assurde e assistere a discriminazioni di ogni genere”.
Minacce e licenziamenti
“Elon Musk ha minacciato di abbandonare l’accordo con cui a maggio si è impegnato a comprare Twitter per 44 miliardi di dollari”, scrive il Financial Times. L’imprenditore accusa il social network di non aver fornito cifre attendibili sugli account falsi della piattaforma. Intanto, ha dichiarato che licenzierà il 10 per cento dei dipendenti della Tesla.
Lockdown solo per gli stranieri
Ad aprile le autorità di Singapore avevano annunciato con enfasi il ritiro di gran parte delle restrizioni introdotte per limitare la diffusione del covid-19, tra cui il divieto di viaggiare e la chiusura dei locali notturni, scrive il Financial Times. Adesso alcune organizzazioni per i diritti umani denunciano che la libertà è rimasta un miraggio per gli abitanti più poveri della città stato asiatica: i lavoratori immigrati. “Solo un decimo dei 280mila stranieri che vivono nei centri d’accoglienza ha il permesso di spostarsi fuori dalle strutture quando non lavora. Comunque può farlo solo alle condizioni dettate dalle autorità (per esempio, per massimo otto ore). Nei fine settimana la quota di stranieri con libertà di movimento raddoppia.
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