Dopo dodici anni all’opposizione, la coalizione di centrodestra si è aggiudicata di stretta misura le elezioni svedesi dell’11 settembre, superando il centrosinistra per meno di cinquantamila voti. Anche se i Socialdemocratici della premier Magdalena Andersson si confermano il primo partito, scrive il Dagens Nyheter, il vero vincitore è Jimmie Åkesson ( nella foto ), leader dei Democratici svedesi (estrema destra), che ha ottenuto più del 20 per cento dei voti. Questo risultato potrebbe non bastare ad Åkesson per rivendicare la carica di premier, che probabilmente andrà al leader dei Moderati Ulf Kristersson, ma gli permetterà di esercitare un’influenza decisiva sul prossimo governo, soprattutto sul tema dell’immigrazione.
Un’estate infernale
Per il sudovest della Francia, colpito a luglio e ad agosto da un’ondata d’incendi che ha distrutto più di trentamila ettari di foreste e costretto migliaia di persone a fuggire, la speranza che l’avvicinarsi dell’autunno potesse mettere fine all’emergenza è già svanita. Il 12 settembre nella regione del Médoc, in Gironda, è scoppiato un nuovo rogo, che tre giorni dopo era ancora attivo e aveva consumato più di tremila ettari di vegetazione. Le fiamme sono state favorite dalle temperature eccezionali, che negli stessi giorni hanno toccato i 40 gradi, un record per il mese di settembre. Intanto si cominciano a contare i costi degli incendi che hanno devastato le piantagioni di pini della regione: solo gli alberi più vecchi potranno essere venduti, anche se a un prezzo ridotto del 30 o del 40 per cento, mentre quelli più giovani sono stati distrutti. “Diciassette anni di lavoro sono andati perduti”, conclude Sud Ouest. ◆
Il conflitto infinito
È di almeno cento morti il bilancio dei combattimenti tra l’esercito azero e quello armeno nei pressi del Nagorno Karabakh, la regione che i due paesi si contendono da trent’anni. Gli scontri, avvenuti tra il 12 e il 13 settembre, sono i più gravi dal conflitto del 2020, che si concluse con un cessate il fuoco garantito dalla Russia e sancì di fatto la vittoria militare di Baku, con ampie concessioni territoriali da parte di Erevan. Questa volta i due paesi si accusano a vicenda: l’Armenia, che ha perso 49 soldati, sostiene che gli azeri hanno bombardato il suo territorio ( nella foto ), mentre l’Azerbaigian, che pure denuncia 50 vittime, ha parlato di provocazioni armene. Per ora la situazione è stata risolta con un nuovo cessate il fuoco negoziato con Mosca, alleata militare degli armeni, ma la tensione resta alta. Secondo il sito ucraino Gordon, la Turchia, protettrice dell’Azerbaigian, ha osservato le difficoltà dell’esercito russo in Ucraina e ha deciso che era il momento buono per attaccare.
Opposizione spiata
Lo scandalo dello spionaggio politico in Grecia continua ad allargarsi, scrive Politico. Ad agosto il premier conservatore Kyriakos Mitsotakis aveva ammesso che il telefono di Nikos Androulakis, presidente del Partito socialista (Pasok), era stato intercettato per “motivi di sicurezza nazionale”. In seguito è emerso che anche i telefoni di altri esponenti dell’opposizione e di alcuni giornalisti erano stati infettati con un software di sorveglianza. Mitsotakis ha licenziato alcuni funzionari, ma ha rifiutato di dimettersi e vuole arrivare al termine della legislatura, previsto nel 2023. Il suo partito Nuova democrazia è ancora in testa ai sondaggi, ma lo scandalo ha complicato la possibilità di una grande coalizione con il Pasok, che sembrava l’esito più probabile delle elezioni.
Serbia Il governo ha vietato lo svolgimento del gay pride europeo di Belgrado, previsto per il 17 settembre. La decisione arriva dopo settimane di tensioni, culminate nella marcia organizzata l’11 settembre da nazionalisti ed estremisti ortodossi ( nella foto ), che avevano promesso di tornare in piazza il 17 settembre per manifestare contro il pride.
Ungheria Il governo ha introdotto regole più rigide per accedere all’aborto, imponendo alle donne di ascoltare il battito cardiaco del feto prima dell’interruzione di gravidanza.
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