L’industria del salmone in Cile ha raggiunto ormai proporzioni colossali, scrive Le Monde. “Secondo un rapporto del Consejo del salmón (consiglio del salmone, una delle organizzazioni che raggruppano le aziende legate a questo tipo di pesce), il settore rappresenta quasi la metà delle esportazioni alimentari del paese sudamericano. Il salmone è addirittura il secondo prodotto d’esportazione dopo il rame, la vera locomotiva dell’economia cilena, che sta ormai perdendo slancio: la crescita prevista per il 2022, infatti, è dell’1,8 per cento, mentre l’anno prossimo dovrebbe fermarsi del tutto. Il mercato del salmone cileno invece è in forte espansione: tra il 2012 e il 2021 le vendite all’estero di salmone e trota sono aumentate del 33 per cento, arrivando quasi a 650mila tonnellate, per un valore che l’anno scorso ha superato i cinque miliardi di dollari. Con un milione di tonnellate pescate nel 2021, il Cile è oggi il secondo produttore ittico mondiale, dietro la Norvegia. Il suo principale mercato d’esportazione sono gli Stati Uniti”. Questo settore così florido, però, è anche una minaccia per l’ambiente, in particolare per il mare, aggiunge il quotidiano francese: il mangime non consumato, le feci e i pesci morti in decomposizione finiscono sui fondali marini, assorbendo ossigeno e favorendo tra l’altro la proliferazione di alghe nocive. Le associazioni ambientaliste hanno denunciato anche gli incidenti in cui le balene restano impigliate nelle reti degli allevamenti. ◆
Il grande sviluppo del salmone
Un premio per Bernanke
Il 10 ottobre Ben Bernanke, ex presidente della Federal reserve (Fed, la banca centrale degli Stati Uniti) dal 2006 al 2014, e i suoi colleghi Douglas Diamond, dell’università di Chicago, e Philip Dybvig, della Washington university a St. Louis, hanno ricevuto il premio Nobel per l’economia per i loro studi sulle banche e sulle crisi finanziarie, scrive il Washington Post. Secondo la motivazione, gli studi pubblicati dai tre economisti statunitensi nel 1983 e nel 1984 hanno permesso una comprensione del ruolo delle banche nell’economia e nell’origine delle crisi. E hanno fatto capire quanto sia importante salvare le banche.
Lo stato vieta gli aumenti
Il 6 ottobre il presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko ha dichiarato che il governo di Minsk ha deciso, con effetto immediato, di vietare qualsiasi aumento dei prezzi al dettaglio dei prodotti, scrive la Reuters. Questa è la risposta dell’autocrate bielorusso all’inflazione galoppante che si è abbattuta sull’economia nazionale.
A corto di benzina
Uno sciopero dei lavoratori delle raffinerie di petrolio, che chiedono salari più alti e una quota dei profitti straordinari delle aziende energetiche, ha messo in ginocchio i distributori di carburante in tutta la Francia. I dati ufficiali, scrive la Neue Zürcher Zeitung, dicono che il 9 ottobre solo un terzo delle stazioni di rifornimento era chiuso. Tuttavia, questi numeri non descrivono fedelmente la situazione, osserva il quotidiano svizzero. “Dove ancora è possibile fare rifornimento si vedono lunghe file di veicoli, in cui le persone aspettano per ore prima di poter ripartire per andare al lavoro o comunque per sbrigare delle faccende urgenti”. I camion dei vigili del fuoco, le autoambulanze e gli altri veicoli legati ai servizi sanitari hanno la precedenza quando fanno benzina. I più colpiti dalla carenza di carburante sono i taxi e in genere le aziende di trasporto stradale.
Questa crisi è diversa
L’economia globale è ancora una volta alle prese con le tensioni sui mercati finanziari e la minaccia di una recessione. Si sarebbe portati a pensare, scrive l’Economist, che non stia succedendo niente di nuovo. In realtà questa crisi è diversa dalle altre, perché è la conseguenza dell’avvento di un nuovo ordine nell’economia del pianeta, “un cambiamento profondo, come quello che diede vita alla ripresa dalla seconda guerra mondiale o alla liberalizzazione dei mercati e alla globalizzazione negli anni novanta”. In questa nuova era, continua il settimanale britannico, i paesi ricchi probabilmente sfuggiranno alla stagnazione e riusciranno ad affrontare problemi come l’invecchiamento della popolazione e la crisi climatica. Ma all’orizzonte ci sono anche rischi gravi, dal caos sui mercati finanziari (alle prese con scossoni che non si vedevano da decenni) alle difficoltà delle banche centrali (intervenute in ritardo per domare l’inflazione, ai livelli più alti da quarant’anni) fino alla spesa pubblica fuori controllo. ◆
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