Il colosso chimico tedesco Basf è ancora attivo in Russia e, attraverso una sua controllata, assicura il carburante agli aerei del Cremlino che ogni giorno bombardano l’Ucraina, si legge in un’inchiesta del settimanale Der Spiegel e della tv pubblica Zdf. La Wintershall Dea, un’azienda con sede a Kassel e ad Amburgo di cui la Basf possiede il 72,7 per cento del capitale (la quota restante appartiene alla LetterOne, un fondo d’investimento legato agli oligarchi russi Mikhail Fridman e Pëtr Aven, entrambi colpiti dalle sanzioni occidentali), fa parte di una joint venture che fornisce alla russa Gazprom il condensato di gas naturale, una sostanza usata per produrre il gasolio e in particolare il carburante degli aerei. La Wintershall sostiene che il condensato è usato per la lavorazione di vari prodotti petrolchimici, ma non può escludere che serva anche a scopi militari, sottolinea Der Spiegel. “L’azienda non intende fermare la sua attività in Russia. I suoi dirigenti, tra l’altro, dicono di non avere il pieno controllo della joint venture e quindi di non poter decidere da soli. E poi ritirarsi dalla Russia vorrebbe dire perdere una grande quantità di soldi. Nel 2021 metà delle attività estrattive della Wintershall provenivano dalla Russia. Nei primi nove mesi del 2022, inoltre, l’azienda ha pagato allo stato russo tasse per 320 milioni di euro, mentre gli utili lordi hanno superato gli 1,5 miliardi di euro. Eppure, dopo l’invasione dell’Ucraina concorrenti come Shell, Exxon Mobil ed Eni hanno abbandonato il paese. ◆
La Basf aiuta Mosca
Licenziamenti colossali
Subito dopo la firma dell’accordo da 44 miliardi di dollari per comprare Twitter, Elon Musk ha dato il via a un’ondata di licenziamenti che dovrebbe dimezzare il personale del social network. Anche se, scrive Bloomberg Businessweek, decine di dipendenti sono stati richiamati, evidentemente perché considerati indispensabili. I tagli ai posti di lavoro riguardano l’intero settore tecnologico, aggiunge l’Economist. La Meta, casa madre di Facebook, ha deciso di licenziare undicimila dipendenti, il 13 per cento della sua forza lavoro, uno dei maggiori tagli al personale nella storia dell’alta tecnologia statunitense. La Crunchbase, un’azienda che realizza studi di mercato, sostiene che nel 2022 negli Stati Uniti sono stati già licenziati più cinquantamila lavoratori del settore tecnologico. Il dato corrisponde a poco meno dell’1 per cento dei sei milioni di persone impiegate nel settore, osserva il settimanale britannico, “ma è comunque uno shock per aziende che da sempre sono abituate ad assumere”. ◆
Le banconote della discordia
La decisione della banca centrale nigeriana di cambiare alcune banconote ha scatenato il panico nel paese africano, mandando a picco la valuta nazionale, la naira, scrive Bloomberg Businessweek. Il piano, che prevede la sostituzione dei biglietti da 200, 500 e mille naira, “ha colto di sorpresa i cittadini, ma anche il ministro delle finanze Zainab Ahmed”. Il cambio dovrà avvenire in sei settimane a partire dal 15 dicembre, proprio nel periodo in cui i nigeriani si preparano alle festività natalizie. Il timore di restare senza banconote valide sta spingendo molte persone a cambiare i propri soldi in dollari, provocando la svalutazione della naira.
Il futuro è il nucleare
La Polonia sfrutterà l’energia nucleare investendo nella costruzione di tre centrali, scrive Die Tageszeitung. La prima dovrebbe entrare in funzione nel 2033 e sarà realizzata dal gruppo statunitense Westinghouse Electric. Il progetto, che costerà venti miliardi di euro, permetterà a Varsavia di eliminare la sua dipendenza dal carbone.
Londra tasserà le auto elettriche
Il governo britannico ha intenzione di tassare i veicoli con motore elettrico, scrive il Financial Times. Il cancelliere dello scacchiere Jeremy Hunt, spiega il quotidiano, ha pensato a questa misura per cominciare a “compensare il calo delle entrate ricavate dalle tasse sul carburante, che i proprietari di auto elettriche non devono versare”. Ogni anno le tasse sul carburante assicurano allo stato britannico circa 35 miliardi di sterline. Ora il ministro, continua il Financial Times, prevede che la diffusione del motore elettrico farà perdere allo stato circa 2,1 miliardi tra il 2026 e il 2027. Di qui la necessità di “trovare nuove fonti d’entrata man mano che nel paese si completa la transizione alle auto di nuova generazione”.
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