Il 9 gennaio, riunita a Ginevra, la comunità internazionale ha promesso nove miliardi di dollari per la ricostruzione in Pakistan, colpito la scorsa estate da un’alluvione che il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha definito un “monsone sotto steroidi”. Nell’incontro il primo ministro pachistano Muhammad Shehbaz Sharif ha dichiarato che nel corso dei prossimi tre anni il paese avrà bisogno di 16,3 miliardi dollari per riprendersi completamente, scrive Dawn. Per ora l’impegno maggiore (4,2 miliardi) è arrivato dalla Banca islamica per lo sviluppo, mentre la Banca mondiale ha promesso 2 miliardi. L’alluvione ha colpito almeno 33 milioni di persone, causando più di 17mila morti e lasciando otto milioni di pachistani senza casa.
Ricostruire dopo il diluvio
Una diga da condividere
“Il 6 gennaio i ministri dell’energia di Kirghizistan, Kazakistan e Uzbekistan hanno firmato un accordo per costruire la centrale idroelettrica Kambar-Ata-1 sul fiume Naryn, nel Kirghizistan centrale”, scrive The Diplomat. Il progetto è tornato d’attualità dopo le ripetute carenze energetiche che hanno colpito l’Asia centrale in inverno. L’accordo però non dice chi finanzierà i lavori di costruzione della diga, che è alta 256 metri e una volta a regime produrrà 5,6 miliardi di kilowattora: dopo l’annessione della Crimea nel 2014, Mosca ha dichiarato che il progetto non è più tra le sue priorità.
Soldi per lasciare Tokyo
“Quanto vorresti per lasciare una delle più grandi città del mondo?”, si chiede Gearoid Reidy su Bloomberg. Dal prossimo aprile il Giappone offrirà tre milioni di yen (circa 20mila euro) alle famiglie di Tokyo disposte a spostarsi fuori dall’area metropolitana, più un incentivo da un milione di yen per ogni figlio. Il governo vorrebbe così allentare la pressione demografica sulla megalopoli da 35 milioni di abitanti e ripopolare aree più rurali. “Ma non aspettatevi che ci riesca”, polemizza Reidy. Lo stesso governo stima che al piano parteciperanno solo diecimila nuclei familiari all’anno fino al 2027. Non si tratta, infatti, di una scelta facile. Il requisito per accedere all’incentivo è rimanere nella nuova sistemazione almeno cinque anni dimostrando di lavorare per una piccola o media impresa locale, di continuare in smartworking un precedente lavoro o di essersi messo in proprio, spiega il quotidiano economico Nikkei. L’incentivo più alto a cui può aspirare una famiglia con due figli è di cinque milioni di yen, che però dovranno essere restituiti se non si soddisfano i requisiti.
Le promesse sulle emissioni
Il 10 gennaio il governo australiano ha presentato il piano promesso in campagna elettorale per limitare le emissioni dei 215 impianti più grandi del paese. “A partire dal 1 luglio, le aziende dovranno ridurre le emissioni del 5 per cento all’anno, per abbattere la loro produzione di CO2 industriale di un terzo entro il 2030”, spiega il Guardian. “Ma, senza limiti all’uso del meccanismo di compensazione del carbonio, le emissioni effettive potrebbero diminuire meno del previsto”.
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