Il 23 gennaio il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha dichiarato che il paese sta attraversando un momento critico per la sicurezza nazionale. Nel suo discorso al parlamento si è quindi impegnato a raddoppiare le spese militari, portandole a 332 miliardi di dollari entro i prossimi cinque anni per contenere Cina e Corea del Nord. “Il riarmo è uno sforzo notevole per il paese, serviranno tagli e nuove tasse per finanziarlo”, sottolinea The Diplomat. “Scegliere dove prendere i soldi sarà un fattore decisivo per la sopravvivenza politica di Kishida”.
Armarsi a ogni costo
Birmania Il 24 gennaio l’ong per i diritti umani Fortify rights ha denunciato i generali della giunta, che dovranno difendersi per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità davanti a un tribunale tedesco. Filippine Il 18 gennaio la giornalista Maria Ressa (nella foto), premio Nobel per la pace 2021, è stata assolta dalle accuse di evasione fiscale. Finisce così una vicenda cominciata nel 2018, quando il presidente dell’epoca, Rodrigo Duterte, aveva anche chiesto la chiusura del giornale online Rappler, fondato da Ressa.
Il documentario proibito
Applicando una legge del 2021 che “permette di limitare l’informazione in caso d’emergenza”, il 21 gennaio il ministero delle comunicazioni indiano ha vietato la condivisione su Twitter e YouTube di estratti del documentario India: the Modi question . L’inchiesta della Bbc ricostruice la scalata al potere di Narendra Modi e il suo ruolo nelle rivolte del Gujarat nel 2002: il primo ministro era governatore dello stato quando si consumò uno degli episodi di violenza religiosa più sanguinosi della storia del paese, in cui morirono almeno mille persone, in gran parte di fede musulmana. New Delhi ha definito il documentario “di parte e visibilmente intriso di colonialismo”, ma per i partiti d’opposizione la censura è l’ennesimo attacco del governo alla libertà d’espressione e di stampa, scrive The Wire.
Il capodanno conteso
In Asia anche festeggiare è diventato divisivo. “I nazionalisti cinesi insultano online chiunque scriva capodanno lunare invece di capodanno cinese”, si legge sul Korea JoongAng Daily, che pubblica gli screenshot degli account di molte celebrità del k-pop, ma anche del British museum, che ha invitato a celebrare la festività “coreana”. Eppure il 22 gennaio non è stata solo la Repubblica popolare ad aggiornare il calendario. Oltre a Hong Kong e Taiwan, in questi giorni ci si riunisce con la propria famiglia anche in Corea del Nord e del Sud, in Malesia, in Mongolia, nelle Filippine, in Indonesia, a Singapore, nel Brunei, in Birmania e in Vietnam. Secondo l’agenzia di stampa governativa Xinhua, in Cina sono stati venduti due miliardi e cento milioni di titoli di viaggio, il doppio rispetto allo scorso anno, ma solo il 70 per cento rispetto al 2019, prima dell’inizio della pandemia. ◆
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