“Chi l’avrebbe mai detto che la prima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni sarebbe stata un tale successo?”, si chiede ironicamente Libération. Il progetto del governo, che prevede di innalzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni entro il 2030, era stato immediatamente respinto da tutti i sindacati, e i francesi hanno risposto in massa al loro appello. Il 19 gennaio almeno un milione di persone ha partecipato alle proteste, non solo nelle grandi città come Parigi e Marsiglia, ma anche nei piccoli centri di provincia. Secondo il quotidiano francese è il segno che l’opposizione alla riforma è stata amplificata dalle altre preoccupazioni economiche, in primo luogo quelle per l’inflazione. Questa prova di forza non è comunque bastata a scoraggiare il presidente Emmanuel Macron, che si è detto deciso ad andare avanti secondo i piani, e ora per le due parti comincia una vera e propria corsa contro il tempo. Il 23 gennaio la riforma è stata approvata dal consiglio dei ministri e nei prossimi giorni dovrebbe essere presentata in parlamento. I sindacati hanno indetto un’altra giornata di mobilitazione per il 31 gennaio. Resta da vedere chi trarrà vantaggio da una tabella di marcia così serrata, conclude Libération. ◆
Prova di forza
Via libera ai carri armati
Dopo giorni di pressioni da parte degli alleati e tensioni all’interno del suo governo, il 25 gennaio il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato che la Germania fornirà all’Ucraina quattordici carri armati Leopard 2 ( nella foto ) e autorizzerà gli altri paesi europei a consegnare quelli in loro possesso. In totale Kiev potrebbe ricevere ottanta di questi mezzi, riferisce Der Spiegel. Scholz si è deciso a questo passo dopo che gli Stati Uniti hanno soddisfatto la principale condizione che aveva posto, impegnandosi a fornire all’Ucraina 31 carri armati Abrams nei prossimi mesi. Secondo la Russia si tratta di una “scelta estremamente pericolosa” che alzerà il livello del conflitto.
Di nuovo alle urne
Dopo il fallimento delle trattative per la formazione del nuovo governo, il presidente bulgaro Rumen Radev ha indetto le elezioni anticipate per il 2 aprile, le quinte in meno di due anni. Secondo **Euractiv **l’impossibilità di risolvere la crisi politica potrebbe mettere a rischio l’ingresso del paese nell’eurozona, previsto per il 2024.
La Nato si allontana
L’iniziativa di Rasmus Paludan, leader del partito di estrema destra Stram Kurs che il 21 gennaio ha bruciato una copia del Corano davanti all’ambasciata turca a Stoccolma, potrebbe aver compromesso l’ingresso della Svezia nella Nato. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che ha finora bloccato la ratifica dell’adesione, nei giorni precedenti aveva reagito con ira quando un gruppo di curdi aveva appeso per i piedi un manichino con le sue sembianze durante una manifestazione nella capitale svedese. Dopo l’ultimo incidente Erdoğan ha dichiarato che la Svezia “non deve aspettarsi il sostegno della Turchia”. “Un pugno di pagliacci di un partito insignificante ha ottenuto il diritto di veto sull’adesione della Svezia alla Nato”, commenta Aftonbladet. “Il governo svedese dovrebbe sospendere i negoziati e aspettare le elezioni in Turchia, anticipate al 14 maggio” .
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