Europa

Al voto tra realtà e propaganda

Nell’ultima curva prima del rettilineo finale che porta alle elezioni del 21 maggio, il governo del primo ministro Kyriakos Mitsotakis (centrodestra) deve districarsi tra diverse spine acuminate, le stesse che hanno ferito la società greca negli ultimi quattro anni. Mitsotakis sta portando avanti una campagna elettorale identica a quella del 2019, quando il suo partito, Nuova democrazia, aveva ottenuto una vittoria netta: promesse esagerate, totale allergia ai dibattiti sui programmi e propaganda becera contro l’avversario. La differenza è che allora Mitsotakis era all’opposizione, mentre oggi è al governo. Nel suo percorso verso il voto, il primo ministro ha fatto affidamento su due solidi alleati: i padroni dei mezzi di comunicazione (la Grecia è al 107° posto nella classifica della libertà di stampa nel mondo) e i sondaggisti (puntualmente inaffidabili).

Il buco nero

Nella retorica di Nuova democrazia c’è però un vuoto politico, storico e sociale, un buco nero che parte dal 2019, cioè dal momento in cui si è conclusa l’esperienza di governo di Alexis Tsipras, leader del partito di sinistra Syriza. È da lì che Mitsotakis promette di riprendere il filo, come se il suo governo non fosse mai esistito.

L’unico riferimento agli ultimi quattro anni è affidato a una frase piuttosto vaga: “Abbiamo mantenuto tutte le promesse”. E ogni volta che si fa riferimento alle catastrofiche politiche del governo, la risposta è sempre la stessa: “Abbiamo dovuto affrontare una gravissima crisi ottenendo un successo netto, in anticipo rispetto al resto d’Europa”. Le istituzioni internazionali dichiarano l’esatto contrario. Per Mitsotakis la realtà è quella che raccontano i canali tv e i sondaggi. Per i greci, invece, è quella che si osserva nei supermercati, nei mercati rionali, negli ospedali, nei bar, nei quartieri e nelle piazze.

“Non ci sono rose senza spine, ma ci sono spine senza rose”, diceva Arthur Schopenhauer. Il governo, invece, cerca di presentare l’economia greca come una rosa senza spine, pronta ad accogliere gli investimenti stranieri. Ma Mitsotakis si contraddice palesemente quando sostiene che “se Tsipras metterà in pratica anche solo una parte del suo programma, il paese subirà immediatamente un nuovo intervento straniero, perché le sue proposte sono inapplicabili in un paese che deve rispettare le regole fiscali”. E dire che in campagna elettorale è stato proprio lui stesso ad accusare Tsipras di distorcere la realtà: “Quella degli spot di Syriza non è la Grecia”, ha detto. “ Lì è tutto nero. Anche i carciofi, che invece sono verdi”. ◆ as

Passa la legge sull’eutanasia

Lisbona, 20 febbraio 2023 (Horacio Villalobos, Corbis/Getty)

Il presidente Marcelo Rebelo de Sousa, conservatore, ha promulgato il 16 maggio una legge che depenalizza l’eutanasia per i malati terminali. La legge, che era già stata bocciata per tre volte da Rebelo de Sousa e dalla corte costituzionale, è stata di nuovo approvata dal parlamento a maggioranza socialista il 12 maggio, con 129 voti a favore e 81 contrari. L’eutanasia, scrive Público, sarà autorizzata quando il suicidio medicalmente assistito non è praticabile per l’incapacità fisica del paziente.

Il dittatore malato

In Bielorussia sono sempre più insistenti le voci sui gravi problemi di salute del presidente Aleksandr Lukašenko, primo alleato del leader russo Vladimir Putin. Apparso indebolito e tremante alle celebrazioni per la sconfitta del nazismo il 9 maggio a Mosca, Lukašenko – che guida il paese con metodi fortemente autoritari dal 1994 – è ricomparso in pubblico solo sei giorni dopo, in un video diffuso da fonti filogovernative, dove parla con un filo di voce e mostra un vistoso bendaggio alla mano. “Nessuno sa esattamente cosa stia succedendo a Lukašenko”, scrive Irina Khalip su Novaja Gazeta Europe. “Ma, per quanto strano, non è questo che conta. Ciò che conta è la reazione dei bielorussi: dopo anni difficilissimi stanno riscoprendo la gioia, fanno battute e commenti caustici sul potere e sembrano pronti a stappare lo champagne”.

La diplomazia di Zelenskyj

Zelenskyj (a destra) e il premier britannico Rishi Sunak (Carl Court, Getty)

Mentre a Bachmut proseguono i combattimenti, con i russi che avanzano nel centro e l’esercito ucraino che riconquista terreno ai margini della città, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj continua il suo giro di visite nelle capitali europee. Il 13 maggio è stato in Italia, dove ha incontrato il papa, il presidente Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. Poi ha visitato la Germania, dove ad Aquisgrana ha ricevuto il premio Charlemagne, Parigi e Londra. Come scrive il New York Times, “a Zelenskyj sono stati promessi aiuti militari per miliardi di dollari, a conferma del fatto che intorno all’Ucraina gli equilibri politici sono cambiati e l’Europa ha un ruolo sempre più rilevante nel sostegno strategico a Kiev”. ◆

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1512 - 19 maggio 2023
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