Il 12 settembre si è svolta quella che il quotidiano Haaretz ha definito “l’udienza più importante della storia d’Israele”. Per la prima volta tutti i quindici giudici della corte suprema si sono riuniti (nella foto) per esaminare la validità di un emendamento alla legge fondamentale sulla giustizia, approvato il 24 luglio dal governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu, che priverebbe il tribunale del potere di annullare le decisioni prese dall’esecutivo o dai ministri e giudicate irragionevoli. Il Times of Israel sottolinea che l’udienza s’inserisce in uno “scontro senza precedenti tra la corte e il governo di Netanyahu sulla riforma della giustizia” voluta dalla coalizione. A fare ricorso contro l’emendamento sono state varie associazioni della società civile e organismi di controllo, che ripetono che la riforma danneggerebbe gravemente la democrazia israeliana. Il quotidiano spiega che passeranno diverse settimane o anche mesi prima di avere una sentenza, ma la sessione è seguita attentamente dall’opinione pubblica israeliana. Da gennaio migliaia di persone scendono in piazza ogni settimana per protestare contro la riforma e anche il 12 settembre decine di manifestanti a favore e contro il governo si sono riuniti davanti alla corte suprema a Gerusalemme. ◆ Il 31 agosto la guardia di frontiera israeliana ha arrestato Khaled el Qaisi, ricercatore italo-palestinese, mentre era al valico di Allenby, tra Cisgiordania e Giordania, di ritorno da una vacanza a Betlemme. I motivi dell’arresto non sono stati resi noti. Il 7 settembre il tribunale di Rishon Lezion, vicino Tel Aviv, ha prolungato l’arresto fino al 14 settembre. Secondo Addameer, un’ong palestinese che si occupa di diritti umani e di sostegno ai detenuti, nelle carceri israeliane ci sono 5.100 prigionieri politici palestinesi, di cui 1.200 in detenzione amministrativa, cioè senza accusa e senza processo. ◆
La diga etiope è piena
Il 10 settembre l’Etiopia ha annunciato di aver finito di riempire la diga Grand ethiopian renaissance (Gerd) sul Nilo Azzurro, ravvivando le tensioni con l’Egitto. Il 27 agosto i due paesi e il Sudan avevano ripreso i negoziati, interrotti dal 2021, per trovare un accordo tenendo conto degli interessi e delle preoccupazioni di ognuno. Come ricorda Middle East Monitor, Il Cairo e Khartoum vogliono che Addis Abeba gli garantisca una quota di flusso delle acque, mentre l’Etiopia ribadisce di non voler danneggiare i vicini.
Scambio di accuse
Il 10 settembre u n attacco con i droni su un mercato di Khartoum ha causato la morte di più di quaranta civili. È uno degli attacchi più sanguinosi nella capitale sudanese, dove la guerra va avanti da cinque mesi. Il quotidiano Al Taghyeer scrive che le fazioni in conflitto – l’esercito guidato dal generale Abdel Fattah al Burhan e i paramilitari delle Forze di supporto rapido comandate da Mohamed Hamdan Dagalo – si sono accusate a vicenda del raid. Secondo le Nazioni Unite ad agosto le vittime del conflitto erano più di quattromila, ma il bilancio reale potrebbe essere molto più alto.
Sul piede di guerra
Il 12 settembre gli ex ribelli tuareg del nord del Mali hanno attaccato e preso il controllo della città di Bourem, tra Gao e Timbuctù. Africa News riporta le dichiarazioni del portavoce dei ribelli, secondo cui dopo “intensi scontri” i tuareg “hanno strappato il controllo di una base e di alcuni avamposti” alle forze armate maliane e ai loro alleati della compagnia di mercenari russa Wagner. I combattenti riuniti nel Coordinamento dei movimenti dell’Azawad (Cma) avevano detto di essere “in guerra” con la giunta maliana al potere. Dopo aver scatenato un’insurrezione nel 2012, i tuareg nel 2015 avevano firmato un accordo di pace con Bamako, che ora sembra essere saltato.
Gibuti È stato inaugurato il 10 settembre il primo parco eolico ( nella foto ), che permetterà di aumentare del 50 per cento la produzione locale di elettricità.
Siria Più di duemila persone sono scese di nuovo in strada l’8 settembre ad Al Suwayda, nel sud del paese, per protestare contro il regime del presidente Bashar al Assad. La contestazione va avanti da metà agosto.
Rdc È stato arrestato l’8 settembre a Kinshasa Stanis Bujakera Tshiamala, giornalista di Actualité.cd e Jeune Afrique. L’accusa è aver diffuso informazioni false. L’arresto è considerato un attacco alla libertà di stampa.
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati