Il 26 settembre una delegazione saudita è andata in Cisgiordania per la prima volta da quando Israele ha occupato il territorio nella guerra del 1967. Poche ore dopo il ministro del turismo israeliano, Haim Katz, è atterrato in Arabia Saudita in occasione di un incontro delle Nazioni Unite. È la prima visita pubblica di un ministro israeliano nel paese del Golfo e un segno del riavvicinamento tra Israele e Arabia Saudita, che gli Stati Uniti stanno promuovendo, scrive Al Quds al Arabi. I colloqui vanno avanti da mesi e si concentrano su garanzie di sicurezza per l’Arabia Saudita e assistenza per un suo programma nucleare civile, e su alcune eventuali concessioni ai palestinesi, come il ritiro di Israele dalla Cisgiordania, da Gerusalemme Est, dalla Striscia di Gaza e dalle alture del Golan. Il presidente palestinese Abu Mazen ha detto di avere forti dubbi sui paesi arabi che stringono legami con Israele. Per questo, nota il giornale panarabo, durante la sua visita l’inviato saudita Nayef al Sudairi ha promesso che la causa palestinese sarà al centro di qualsiasi accordo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche con Israele. ◆
Verso il riavvicinamento
Un paese da sistemare
Dal 21 al 25 settembre centinaia di ghaneani hanno partecipato alle manifestazioni contro il carovita riunite sotto l’hashtag #FixTheCountry, scrive The Cable. Il movimento è nato ad Accra nell’agosto 2021 per denunciare la corruzione, le tasse troppo alte, il sistema dell’istruzione inadeguato e l’alto costo della vita, ma anche la decisione del presidente Nana Akufo-Addo di spendere milioni di dollari per una nuova cattedrale. Le proteste sono ricominciate alla fine dell’estate, anche se negli ultimi mesi l’inflazione è scesa.
I primi arresti dopo l’alluvione
Il procuratore generale libico Al Siddiq al Sour ha ordinato l’arresto di sedici funzionari nell’ambito dell’indagine sull’alluvione che ha colpito Derna l’11 settembre, causando almeno 3.800 morti e diecimila dispersi. Secondo Al Wasat sono accusati di “cattiva gestione e negligenza”. Nel 2010 i lavori per riparare le due dighe crollate a Derna furono affidati a un’azienda turca, ma s’interruppero con lo scoppio della rivoluzione. Dopo la caduta di Gheddafi, ogni anno veniva stanziato un budget per gli interventi, ma nessuno dei successivi governi ha fatto ripartire il cantiere.
Il ritiro francese
Come si svolgerà il ritiro francese dal Niger? Se lo chiede il sito della radio Rfi dopo che il 24 settembre il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato il rientro in patria dell’ambasciatore a Niamey, Sylvain Itté, e dei 1.500 soldati schierati nel paese africano per collaborare alla lotta antiterrorismo. Il ritiro, ha detto Macron, avverrà entro la fine del 2023. La Francia era l’unico paese ad avere con il Niger una collaborazione che prevedeva il coinvolgimento dei suoi militari nelle operazioni di combattimento, al servizio delle forze locali, spiega Rfi, sottolineando come gli altri contingenti internazionali – tra cui quello italiano – si limitassero a fare formazione. Dopo la partenza dei soldati francesi dalla base aerea di Niamey, la Francia sarà presente militarmente nella regione del Sahel solo in Ciad, con mille unità. Ora bisognerà vedere cosa faranno gli Stati Uniti, osserva Jeune Afrique, che dopo il golpe del 26 luglio hanno spostato tutti i loro militari nella capitale Niamey.
Maschi e femmine
Studenti e insegnanti dell’università del Kuwait si sono mobilitati contro il ripristino di una legge del 1996 che impone la separazione tra i generi. La norma era stata sospesa nel 2015, quando la corte costituzionale aveva stabilito che maschi e femmine potevano frequentare le stesse classi a condizione di sedere in gruppi distinti. Secondo il Kuwait Times, la misura serve a distogliere l’attenzione da altri problemi. Innanzitutto dalle mancanze e dai difetti del sistema universitario e poi dalle questioni che “minacciano la sopravvivenza del paese”: la catastrofe climatica, i bassi livelli del sistema educativo e di quello sanitario, un’economia in ritardo rispetto ai vicini della regione e un razzismo e una xenofobia crescenti.
Mali Il 25 settembre la giunta militare al potere ha posticipato a data da destinarsi le presidenziali, previste per febbraio, per “motivi tecnici”. Bamako continua a rinviare il trasferimento dei poteri a un governo civile.
Egitto Il 25 settembre la commissione elettorale ha annunciato che le presidenziali si terranno a dicembre e non nella primavera del 2024, la scadenza prevista dalla costituzione.
Siria Venticinque persone sono morte il 25 settembre negli scontri tra le forze a maggioranza curda e i combattenti fedeli al regime nell’est del paese.
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati